Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza
L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla presentazione di un ricorso inammissibile davanti alla Corte di Cassazione. Comprendere i meccanismi procedurali e le sanzioni associate è fondamentale per chiunque si approcci al sistema giudiziario. Questo provvedimento, seppur conciso, evidenzia la severità con cui l’ordinamento sanziona i ricorsi che non rispettano i requisiti di legge, ponendo fine al percorso giudiziario del ricorrente con un onere economico significativo.
I Fatti alla Base del Provvedimento
Il caso nasce da un ricorso presentato da un individuo, nato a Napoli nel 1958, avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli in data 01 luglio 2024. Senza entrare nel merito della vicenda penale originaria, il punto focale è l’atto di impugnazione portato dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione, settima sezione penale. Il ricorrente ha cercato di ottenere una revisione della decisione di secondo grado, ma il suo tentativo si è scontrato con una barriera procedurale.
La Decisione della Corte di Cassazione
Con un’ordinanza emessa in data 21 marzo 2025, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo alla questione. I giudici supremi, presieduti dal Presidente e con la relazione del Consigliere designato, hanno dichiarato il ricorso inammissibile.
Questa decisione comporta due conseguenze dirette e onerose per il ricorrente:
1. La condanna al pagamento di tutte le spese processuali sostenute nel giudizio di legittimità.
2. La condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
La declaratoria di inammissibilità impedisce alla Corte di esaminare i motivi del ricorso, cristallizzando di fatto la sentenza della Corte d’Appello, che diventa così definitiva.
Le motivazioni dietro un ricorso inammissibile
Sebbene l’ordinanza non espliciti le ragioni specifiche dell’inammissibilità, è utile ricordare quali sono le cause più comuni. Un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per diverse ragioni procedurali, tra cui:
* Mancanza dei motivi specifici: I motivi di ricorso non sono formulati in modo chiaro e specifico come richiesto dalla legge.
* Proposizione fuori termine: Il ricorso è stato presentato oltre i termini perentori stabiliti dal codice di procedura.
* Vizi non consentiti: Il ricorso si basa su motivi non ammessi in sede di legittimità, come una rivalutazione dei fatti già accertati nei gradi di merito.
* Mancanza di interesse: Il ricorrente non ha un interesse giuridicamente rilevante all’impugnazione.
La decisione di inammissibilità serve a garantire l’efficienza del sistema giudiziario, scoraggiando impugnazioni dilatorie o palesemente infondate.
Le conclusioni: conseguenze pratiche della decisione
Le implicazioni di questa ordinanza sono chiare. Per il ricorrente, la via legale è terminata e la condanna d’appello è ora irrevocabile. Oltre a ciò, deve affrontare un notevole esborso economico: non solo le spese del procedimento, ma anche una sanzione pecuniaria che non è una semplice multa, ma un contributo forzoso alla Cassa delle ammende. Questa sanzione ha una duplice funzione: punire l’abuso dello strumento processuale e finanziare attività di rilevanza sociale legate al sistema penitenziario. La decisione ribadisce quindi un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia di ultima istanza è un diritto tutelato, ma deve essere esercitato con rigore e nel pieno rispetto delle regole procedurali, pena conseguenze severe sia sul piano giuridico che economico.
Cosa significa quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
Significa che la Corte non esamina il merito della questione perché l’atto di impugnazione non rispetta i requisiti formali o procedurali previsti dalla legge. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva.
Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, che in questo caso ammonta a tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.
Che cos’è la Cassa delle ammende?
È un fondo statale finanziato, tra l’altro, dalle sanzioni pecuniarie come quella applicata in questo caso. Le risorse vengono utilizzate per finanziare progetti volti al reinserimento sociale dei detenuti e al miglioramento delle infrastrutture carcerarie.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 13693 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 13693 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 21/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a NAPOLI il 24/09/1958
avverso la sentenza del 01/07/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
visti gli atti e la sentenza impugnata;
visto il ricorso di COGNOME COGNOME
OSSERVA
Ritenuto che il ricorso con cui si censura la mancata sostituzione della pena detentiva in
quella pecuniaria è generico, tenuto conto che, a fronte di motivazione che spiega le ragioni c hanno fatto ritenere improbabile il futuro adempimento dell’impegno economico (con precisi
riferimenti ai precedenti penali che denotano l’inclinazione del ricorrente a trasgredi statuizioni del giudice), omette di articolare
ex art. 132 e 133 cod. pen. la
richiesta e spiegarne il relativo fondamento;
rilevato, pertanto, che
il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della
Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spes processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 21/03/2025.