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Ricorso inammissibile: le conseguenze economiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro. La decisione sottolinea come la presentazione di un’impugnazione priva dei requisiti di legge, quando ascrivibile a colpa del proponente, comporti significative conseguenze economiche, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Non Solo una Sconfitta Processuale ma un Costo Concreto

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma cosa accade quando l’atto è viziato in partenza? Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre lo spunto per analizzare le severe conseguenze di un ricorso inammissibile, che vanno ben oltre la semplice conferma della sentenza impugnata. L’ordinanza in esame chiarisce che la negligenza nella presentazione dell’impugnazione si traduce in una condanna economica per il ricorrente, un monito a non abusare dello strumento processuale.

La Vicenda Processuale

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Il proponente, ritenendo ingiusta la decisione dei giudici di secondo grado, ha adito la Corte di Cassazione per ottenere l’annullamento della pronuncia. Tuttavia, l’iter del ricorso si è interrotto prima ancora di entrare nel merito della questione.

La Decisione della Cassazione: il Ricorso Inammissibile e le Sue Sanzioni

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato l’atto e, senza necessità di un’analisi approfondita delle doglianze, lo ha dichiarato inammissibile. Questa declaratoria non è stata priva di conseguenze. Conformemente a quanto stabilito dall’articolo 616 del codice di procedura penale, la Corte ha emesso una duplice condanna a carico del ricorrente.

Le Conseguenze Economiche della Declaratoria

La declaratoria di inammissibilità ha comportato due specifiche sanzioni economiche:
1. Condanna al pagamento delle spese processuali: il ricorrente è stato obbligato a farsi carico dei costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento.
2. Versamento alla Cassa delle ammende: è stata disposta la condanna al pagamento di una somma di euro 3.000 in favore della Cassa delle ammende.

Questa seconda sanzione ha una natura afflittiva e serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o irrituali, che congestionano inutilmente il sistema giudiziario.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un principio fondamentale: l’inammissibilità del ricorso è stata ritenuta ascrivibile a “colpa del ricorrente”. Questo concetto, avvalorato dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale (sentenza n. 186/2000), implica che non è possibile escludere una negligenza o un errore da parte di chi ha promosso l’impugnazione. Quando un ricorso è viziato al punto da non poter essere nemmeno discusso nel merito, la legge presume una colpa e fa scattare l’obbligo di pagare non solo le spese del procedimento, ma anche una sanzione pecuniaria. La somma di tremila euro è stata fissata “equitativamente”, ovvero valutando in modo equilibrato i motivi del ricorso e la gravità della sua inammissibilità, come deterrente per futuri abusi dello strumento processuale.

Conclusioni

L’ordinanza in commento ribadisce un principio cruciale nella procedura penale: l’impugnazione è un diritto da esercitare con perizia e serietà. La presentazione di un ricorso inammissibile non è un evento neutro, ma un atto che, se attribuibile a colpa, comporta sanzioni economiche concrete e significative. Questa pronuncia serve da monito per i litiganti e i loro difensori, sottolineando l’importanza di una valutazione attenta dei presupposti formali e sostanziali prima di adire la Suprema Corte, al fine di evitare non solo una sconfitta processuale, ma anche un gravoso esborso economico.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, non viene esaminato nel merito. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento.

Perché il ricorrente è condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende in caso di ricorso inammissibile?
Questa condanna, prevista dall’art. 616 c.p.p., ha una funzione sanzionatoria. Viene applicata quando l’inammissibilità è attribuibile a colpa del ricorrente, per scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari o infondati che sovraccaricano il sistema giudiziario.

Come viene determinato l’importo della sanzione da versare alla Cassa delle ammende?
L’importo viene fissato dalla Corte in via equitativa, cioè con una valutazione basata sulla giustizia del caso concreto. Nel caso specifico, la somma è stata stabilita in tremila euro, tenendo conto dei motivi addotti nel ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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