Ricorso Inammissibile: Quando Impugnare una Sentenza Può Costare Caro
Presentare un appello è un diritto fondamentale, ma deve essere esercitato con cognizione di causa. Un ricorso inammissibile, basato su motivi errati o non pertinenti, non solo viene respinto senza essere esaminato nel merito, ma può anche comportare significative conseguenze economiche per chi lo propone. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di questa dinamica, illustrando i principi che regolano l’accesso al giudizio di legittimità.
I Fatti del Caso
Tre individui, condannati dalla Corte d’appello di Firenze, decidevano di presentare ricorso alla Suprema Corte di Cassazione. Le loro doglianze si basavano essenzialmente su due punti: la prima criticava la valutazione della gravità indiziaria compiuta durante la fase delle indagini preliminari; la seconda contestava il modo in cui il primo giudice aveva calcolato gli aumenti di pena per la continuazione dei reati, un calcolo che, a loro dire, era stato erroneamente confermato in appello.
L’analisi dei motivi del ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi presentati e li ha liquidati rapidamente, evidenziandone la palese infondatezza. La prima doglianza è stata definita ‘fuori fuoco’, un’espressione che in gergo legale indica un argomento completamente slegato dal contesto. I ricorrenti, infatti, contestavano valutazioni proprie della fase investigativa, mentre il giudizio in corso riguardava una sentenza di merito di secondo grado. È un errore procedurale grave, poiché la Cassazione non può riesaminare elementi appartenenti a fasi processuali ormai concluse e superate.
Anche la seconda doglianza è stata respinta. I giudici hanno sottolineato che, contrariamente a quanto sostenuto dai ricorrenti, la sentenza d’appello impugnata aveva chiaramente spiegato e condiviso il percorso logico seguito dal primo giudice per determinare gli aumenti di pena. Il motivo di ricorso si scontrava, quindi, con il tenore letterale della decisione stessa, risultando privo di qualsiasi fondamento.
La Decisione della Corte di Cassazione
Di fronte a motivi così palesemente infondati, la Corte non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile. Questa decisione ha attivato un meccanismo sanzionatorio previsto dalla legge per scoraggiare impugnazioni pretestuose o dilatorie. La conseguenza non è stata solo il rigetto dell’appello, ma anche una condanna economica per i ricorrenti.
Le motivazioni
La Corte ha fondato la sua decisione sull’articolo 616 del codice di procedura penale e sulla giurisprudenza della Corte Costituzionale. Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la legge presume che il ricorrente abbia agito con colpa, ovvero abbia proposto un’impugnazione senza la dovuta diligenza e serietà. In assenza di prove che dimostrino il contrario, scatta l’obbligo di pagare non solo le spese del procedimento, ma anche una somma in favore della Cassa delle ammende.
Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che non vi fossero elementi per escludere la colpa dei ricorrenti. I motivi erano così evidentemente errati da rendere l’impugnazione un atto negligente. Per questa ragione, ciascuno dei tre ricorrenti è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.
Le conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: il diritto di impugnazione non è senza limiti. Un ricorso inammissibile non è un esito neutro, ma un errore procedurale con precise conseguenze. Chi intende rivolgersi alla Corte di Cassazione deve formulare motivi pertinenti, specifici e giuridicamente fondati. In caso contrario, il rischio è di vedersi non solo negare la revisione della sentenza, ma anche infliggere una sanzione economica che serve a tutelare l’efficienza del sistema giudiziario, scoraggiando appelli temerari che ne appesantiscono il lavoro.
Perché il primo motivo di ricorso è stato considerato ‘fuori fuoco’?
Il motivo è stato respinto perché contestava la valutazione degli indizi effettuata nella fase delle indagini preliminari, mentre il processo si trovava in una fase successiva, ovvero l’appello di una sentenza di merito. La Cassazione non può riesaminare questioni relative a fasi processuali già concluse.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, fissata equitativamente dal giudice, in favore della Cassa delle ammende. Nel caso di specie, la somma è stata fissata in 3.000 euro per ciascun ricorrente.
È sempre prevista una sanzione economica in caso di inammissibilità?
La sanzione è prevista a meno che il ricorrente non riesca a dimostrare di aver proposto il ricorso ‘senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità’. In questo caso, la Corte non ha ravvisato elementi per escludere la colpa dei ricorrenti, data la palese infondatezza dei motivi.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 19022 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 19022 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 09/05/2025
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
Composta da
– Presidente –
NOME COGNOME NOME COGNOME
R.G.N. 42543/2024
NOME COGNOME
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da:
COGNOME COGNOME NOMECOGNOME nato a Napoli il 06/07/1974;
NOME COGNOME nato in Albania il 29/12/1989;
GLYPH3. NOME COGNOME nato in Albania il 08/03/1964,
avverso la sentenza del 30/11/2023 della Corte d’appello di Firenze visti gli atti e la sentenza impugnata; esaminati i motivi del ricorso; dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME
relativo alla valutazione della gravità indiziaria nella fase delle indagini preliminari, laddove in questa sede viene impugnata una sentenza del secondo grado di merito, risultando quindi del tutto fuori fuoco rispetto alla presente fase processuale.
La seconda doglianza si scontra poi con il tenore letterale della sentenza, che dà conto espressamente di come il primo giudice abbia proceduto alla determinazione degli aumenti in continuazione, condividendone l’operato.
4. Non può quindi che concludersi nel senso dell’inammissibilità dei ricorsi.
Tenuto altresì conto della sentenza 13 giugno 2000, n. 186, della Corte costituzionale e rilevato che, nella fattispecie, non sussistono elementi per ritenere che «la parte abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità», alla declaratoria dell’inammissibilità medesima consegue, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen., l’onere delle spese del procedimento nonchØ quello del versamento della somma, in favore della Cassa delle ammende, equitativamente fissata in euro 3.000,00 per ciascun ricorrente.
P.Q.M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle Ammende. Così deciso il 9 maggio 2025.
Il Presidente NOME COGNOME