Ricorso Inammissibile: Analisi di una Decisione della Corte di Cassazione
L’esito di un processo non è sempre scontato e, anche dopo una sentenza di secondo grado, la strada per arrivare a una decisione definitiva può presentare ostacoli procedurali. Un esempio emblematico è il caso di un ricorso inammissibile di fronte alla Corte di Cassazione. In questo articolo analizzeremo un’ordinanza che illustra perfettamente le conseguenze di questa situazione, chiarendo cosa accade quando l’impugnazione non supera il vaglio preliminare della Suprema Corte.
I Fatti del Caso: Dal Secondo Grado alla Cassazione
La vicenda trae origine da una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catania in data 11 dicembre 2024. Insoddisfatto della decisione, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, l’ultimo grado di giudizio previsto dal nostro ordinamento, sperando in una riforma della pronuncia a lui sfavorevole.
Il caso è stato quindi assegnato alla Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione. All’udienza del 26 maggio 2025, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere designato, il collegio ha emesso la propria decisione.
La Decisione della Suprema Corte: Un Ricorso Inammissibile
La Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa declaratoria ha impedito ai giudici di entrare nel merito della questione, ovvero di valutare se le ragioni del ricorrente fossero fondate o meno. La decisione si è fermata a un livello preliminare, quello del rispetto delle regole procedurali e dei presupposti richiesti dalla legge per questo tipo di impugnazione.
Come diretta conseguenza, la Corte ha condannato il ricorrente a sostenere due tipi di oneri economici:
1. Il pagamento delle spese processuali: i costi relativi al procedimento in Cassazione.
2. Il versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Decisione
L’ordinanza in esame è molto sintetica e non entra nel dettaglio delle specifiche ragioni che hanno portato a considerare il ricorso inammissibile. Tuttavia, in linea generale, un’impugnazione viene dichiarata tale quando manca dei requisiti essenziali previsti dal codice di procedura penale. Le cause possono essere molteplici: la presentazione fuori dai termini di legge, la carenza di motivi specifici, la proposizione di questioni che non possono essere esaminate in sede di legittimità (come la rivalutazione dei fatti già accertati nei gradi precedenti) o altri vizi formali.
La dichiarazione di inammissibilità, quindi, non è una valutazione sulla colpevolezza o innocenza del ricorrente, ma un giudizio tecnico sulla correttezza dell’atto di impugnazione. La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende funge da sanzione per aver attivato inutilmente la macchina della giustizia di ultimo grado con un ricorso privo dei presupposti di legge.
Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche
La decisione della Corte di Cassazione ha implicazioni significative. In primo luogo, la sentenza della Corte d’Appello di Catania è diventata definitiva. Non essendo stato possibile esaminare il merito del ricorso, la pronuncia di secondo grado ha acquisito il carattere dell’irrevocabilità.
In secondo luogo, il ricorrente subisce un danno economico non indifferente, dato dalla somma delle spese processuali e della sanzione pecuniaria. Questa misura ha lo scopo di disincentivare la presentazione di ricorsi temerari o palesemente infondati, che sovraccaricano il lavoro della Suprema Corte. Per chi intende impugnare una sentenza, questa vicenda sottolinea l’importanza cruciale di affidarsi a un difensore esperto che possa valutare attentamente i presupposti e le probabilità di successo di un ricorso in Cassazione, evitando così conseguenze negative sia dal punto di vista giudiziario che economico.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito dalla Corte perché manca dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge. Il giudice non valuta se le ragioni del ricorrente siano giuste o sbagliate, ma si ferma a un controllo preliminare sulla correttezza dell’atto.
Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente in questo caso?
Il ricorrente è stato condannato a pagare le spese processuali del giudizio in Cassazione e a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende come sanzione per aver presentato un ricorso non valido.
La Corte di Cassazione ha esaminato il merito della vicenda?
No, la dichiarazione di inammissibilità ha impedito alla Corte di Cassazione di esaminare il merito della questione. Di conseguenza, la sentenza emessa dalla Corte d’Appello è diventata definitiva.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22223 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22223 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 26/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME (CUI 050LOTE) nato a BIANCAVILLA il 10/07/1998
avverso la sentenza del 11/12/2024 della CORTE APPELLO di CATANIA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
visti gli atti e la sentenza impugnata;
visto il ricorso di COGNOME NOME
OSSERVA
Ritenuto che il motivo con cui si deducono vizi di motivazione e violazione di
legge in ordine al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti è
riproduttivo di identica questione adeguatamente confutata dalla Corte di appello che ha messo in evidenza come il ricorrente, attraverso l’evasione, si fosse
sottratto all’esecuzione di un ordine di carcerazione che rimaneva inefficace a causa della intervenuta irreperibilità;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la
condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 26/05/2025.