Ricorso Inammissibile: Analisi di un’Ordinanza della Cassazione
Quando si intraprende un percorso giudiziario, ogni fase deve rispettare regole precise. Un esempio lampante è il giudizio di legittimità davanti alla Corte di Cassazione, dove la non conformità alle norme procedurali può portare a una dichiarazione di ricorso inammissibile. Questa decisione, come vedremo nell’analisi di una recente ordinanza, non è una mera formalità, ma comporta conseguenze significative per i ricorrenti. L’ordinanza in esame offre uno spunto chiaro per comprendere cosa accade quando un’impugnazione non supera il primo vaglio di ammissibilità.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato da due soggetti avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Salerno in data 18 ottobre 2024. I ricorrenti, cercando di ottenere una riforma della decisione di secondo grado, hanno adito la Suprema Corte di Cassazione. Il procedimento è stato assegnato alla Settima Sezione Penale per la trattazione.
La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile
Con un’ordinanza emessa il 4 aprile 2025, la Corte di Cassazione ha posto fine al percorso di impugnazione. I giudici di legittimità hanno dichiarato i ricorsi proposti semplicemente inammissibili. Questa declaratoria ha impedito alla Corte di entrare nel merito delle questioni sollevate dai ricorrenti. La decisione non si è limitata a questo, ma ha prodotto immediate conseguenze economiche: i ricorrenti sono stati condannati in solido al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Conseguenze della dichiarazione di inammissibilità
La declaratoria di ricorso inammissibile rappresenta un ostacolo insormontabile per chi impugna una sentenza. Significa che l’atto di ricorso presenta vizi talmente gravi (ad esempio, è stato presentato fuori termine, manca di motivi specifici, o è stato proposto per ragioni non consentite dalla legge) da non poter essere nemmeno esaminato nel suo contenuto. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva e le sue statuizioni acquisiscono piena efficacia.
Le Motivazioni
L’ordinanza in esame, per sua natura, è molto sintetica e non entra nel dettaglio delle specifiche ragioni che hanno portato a ritenere i ricorsi inammissibili. Tuttavia, la motivazione della condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria risiede direttamente nella legge. Il codice di procedura penale prevede infatti che, in caso di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto sia condannata non solo a rifondere le spese del procedimento, ma anche a versare una somma alla Cassa delle ammende. Questa sanzione ha una duplice funzione: da un lato, sanzionare l’abuso dello strumento processuale, scoraggiando la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori; dall’altro, contribuire al finanziamento di programmi di recupero per i condannati.
Le Conclusioni
L’ordinanza analizzata, seppur breve, è emblematica delle conseguenze di un’impugnazione errata. La dichiarazione di ricorso inammissibile non solo rende vano il tentativo di ottenere una revisione della sentenza, ma comporta anche un onere economico non trascurabile. Questo caso sottolinea l’importanza cruciale di affidarsi a una difesa tecnica competente che valuti attentamente i presupposti e i motivi di un ricorso in Cassazione, al fine di evitare esiti procedurali sfavorevoli e sanzioni economiche che aggravano la posizione del proprio assistito. La decisione della Corte funge da monito sull’uso corretto e ponderato degli strumenti di impugnazione.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che la Corte non ha esaminato il merito della questione perché il ricorso non rispettava i requisiti formali e procedurali previsti dalla legge.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso viene condannata a pagare le spese del procedimento e una sanzione pecuniaria. Nel caso specifico, la sanzione ammonta a tremila euro da versare alla Cassa delle ammende.
Cosa accade alla sentenza impugnata dopo la dichiarazione di inammissibilità?
La sentenza impugnata, emessa in questo caso dalla Corte d’Appello, diventa definitiva e non può più essere contestata.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 16156 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 16156 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 04/04/2025
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da:
COGNOME nato a SALERNO il 27/09/1977
COGNOME nato a COGNOME il 03/03/1948
avverso la sentenza del 18/10/2024 della CORTE APPELLO di SALERNO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
letti i ricorsi proposti nell’interesse di COGNOME NOME e COGNOME NOME avverso la sentenza in epigrafe, nonché la memoria difensiva;
ritenuto che il motivo di ricorso concernente l’omessa notifica del decreto di rinvio a giudizio è manifestamente infondato, trattandosi di questione non
espressamente dedotta in appello;
rilevato che i restanti motivi sono generici, riproponendo censure in punto di fatto correttamente risolte dai giudici di merito, con motivazione coerente e
immune da censure, senza indicare in quale parte la motivazione risulterebbe affetta da manifesta illogicità o contraddittorietà;
ritenuto, pertanto, che i ricorsi devono essere dichiarati inammissibili, con la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma
di euro tremila ciascuno in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 4 aprile 2025
Il Consigliere este
7) Il Preside te