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Ricorso inammissibile: le conseguenze decisorie

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e a una sanzione pecuniaria. La decisione sottolinea la rigidità dei requisiti di ammissibilità per i ricorsi penali.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: le conseguenze della condanna in Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio delle conseguenze che derivano dalla presentazione di un ricorso inammissibile. Questo tipo di decisione, sebbene concisa, è fondamentale per comprendere il ruolo della Suprema Corte come giudice di legittimità e non di merito. L’esito non è una valutazione sulla colpevolezza o innocenza, ma una verifica sul rispetto delle regole procedurali per accedere a questo ultimo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma. L’imputato, non accettando la decisione dei giudici di secondo grado, ha deciso di impugnarla dinanzi alla Corte di Cassazione, l’organo al vertice della giurisdizione italiana. La Suprema Corte, dopo aver ricevuto il ricorso e averlo esaminato, ha proceduto con una valutazione preliminare sulla sua ammissibilità.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in oggetto, ha messo un punto fermo alla vicenda processuale. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, non solo la sentenza della Corte d’Appello è diventata definitiva, ma l’imputato è stato anche condannato a sostenere ulteriori oneri economici. Nello specifico, la condanna ha riguardato il pagamento delle spese processuali sostenute dallo Stato e il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

Il provvedimento analizzato è estremamente sintetico e non esplicita le ragioni specifiche dell’inammissibilità. Tuttavia, in questi casi, la decisione si fonda sulla mancanza dei requisiti essenziali che ogni ricorso per Cassazione deve possedere. Un ricorso può essere dichiarato inammissibile per diverse ragioni, come la genericità dei motivi, la richiesta di una nuova valutazione dei fatti (preclusa in sede di legittimità), o il mancato rispetto dei termini per la sua presentazione. Con la sua decisione, la Corte ha implicitamente stabilito che l’atto presentato non era idoneo a superare il vaglio preliminare, impedendo così un esame sul merito della questione. La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende ha una funzione sanzionatoria e dissuasiva, volta a scoraggiare la presentazione di impugnazioni manifestamente infondate o dilatorie che appesantiscono il sistema giudiziario.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare le prove. Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. La declaratoria di inammissibilità comporta conseguenze significative: la sentenza impugnata diventa irrevocabile e il ricorrente subisce una sanzione economica. È quindi essenziale, prima di intraprendere un ricorso in Cassazione, una valutazione attenta e rigorosa dei motivi da parte del difensore, per evitare esiti sfavorevoli e costi aggiuntivi.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che il ricorso non possiede i requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge per essere esaminato nel merito. Di conseguenza, i giudici non entrano nel vivo della questione ma si limitano a constatare questo difetto, chiudendo il procedimento.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in Cassazione?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata in 3.000 euro, da versare alla Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente deve pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Il versamento alla Cassa delle ammende ha una natura sanzionatoria. Serve a penalizzare l’abuso dello strumento processuale e a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o proposti solo per ritardare la conclusione del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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