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Ricorso inammissibile: l’accordo in appello preclude

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, stabilendo che l’accordo sui motivi d’appello (ex art. 599-bis c.p.p.) comporta la rinuncia a sollevare ulteriori questioni nel successivo giudizio di legittimità. L’imputato, dopo aver concordato la pena in appello, non poteva più contestare la mancata assoluzione o la sussistenza di aggravanti, poiché tali punti erano stati implicitamente abbandonati con l’accordo. La Corte ha chiarito la differenza con il ‘patteggiamento’, sottolineando come l’accordo in appello limiti il giudizio ai soli punti non rinunciati.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Accordo in Appello Chiude le Porte alla Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 817/2024, ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: l’accordo sui motivi di appello, previsto dall’art. 599-bis c.p.p., rende il successivo ricorso inammissibile se questo solleva questioni non incluse nell’accordo stesso. Questa decisione chiarisce i limiti dell’impugnazione successiva a un patteggiamento in secondo grado, sottolineando come la rinuncia a determinati motivi sia una scelta strategica con conseguenze definitive.

Il Fatto: Dall’Accordo in Appello al Tentativo di Ricorso

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Napoli. In quella sede, le parti avevano raggiunto un “concordato” sui motivi di appello. L’accordo prevedeva la rinuncia a tutti i motivi di impugnazione, ad eccezione di quelli relativi al trattamento sanzionatorio e alla comparazione delle circostanze. La Corte d’Appello, recependo l’accordo, aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, riconoscendo le attenuanti generiche come equivalenti all’aggravante contestata e rideterminando la pena.

Nonostante l’accordo, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando due aspetti: la mancata motivazione sul proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p. e la sussistenza della circostanza aggravante. In sostanza, si tentava di riaprire una discussione su punti che erano stati esclusi dall’accordo di secondo grado.

La Decisione della Cassazione e il concetto di ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso presentato del tutto inammissibile. La decisione si fonda su una lettura rigorosa degli articoli 610, comma 5-bis, e 599-bis del codice di procedura penale. I giudici hanno affermato che un ricorso per Cassazione avverso una sentenza emessa a seguito di un concordato sui motivi di appello è, per sua natura, inammissibile.

L’accordo tra le parti, infatti, implica una rinuncia a dedurre nel successivo grado di giudizio ogni altra doglianza. Questo vale anche per questioni che, in altre circostanze, potrebbero essere rilevate d’ufficio dal giudice. L’unica eccezione a questa regola ferrea riguarda l’applicazione di una pena palesemente illegale o il caso in cui la prescrizione del reato sia maturata prima della sentenza d’appello e non sia stata rilevata in quella sede.

Le Motivazioni: L’Effetto Vincolante della Rinuncia

La Corte ha tracciato una distinzione netta tra il “concordato in appello” (art. 599-bis c.p.p.) e la sentenza di “patteggiamento” (art. 444 c.p.p.). Mentre nel patteggiamento il giudice ha il dovere di effettuare un controllo sulla non sussistenza di cause di proscioglimento immediato (art. 129 c.p.p.), lo stesso non avviene nel caso di accordo in appello.

La sentenza emessa ex art. 599-bis, infatti, interviene dopo un completo giudizio di merito di primo grado. Il giudizio di appello è governato dall’effetto devolutivo: l’esame della Corte è limitato esclusivamente ai motivi di impugnazione proposti. Se la parte interessata rinuncia a uno o più motivi, l’oggetto del giudizio si restringe di conseguenza. I motivi abbandonati escono definitivamente dal perimetro decisionale del giudice. Pertanto, è inammissibile sollevare in Cassazione la mancata valutazione di condizioni di proscioglimento quando si è rinunciato ai motivi di appello che avrebbero potuto portare a tale esito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la scelta di aderire a un concordato in appello è una decisione processuale strategica che preclude quasi ogni possibilità di un successivo ricorso in Cassazione. Gli avvocati e i loro assistiti devono essere pienamente consapevoli che, accettando un accordo per ottenere una pena più mite, si rinuncia definitivamente alla possibilità di far valere altre ragioni, anche se potenzialmente fondate. La pronuncia della Cassazione serve come monito: le rinunce processuali, una volta formalizzate, sono irrevocabili e definiscono in modo invalicabile i confini del giudizio.

È possibile presentare ricorso in Cassazione dopo aver raggiunto un accordo sui motivi di appello (art. 599-bis c.p.p.)?
No, di regola il ricorso è dichiarato inammissibile. L’accordo sui motivi di appello implica la rinuncia a sollevare in seguito ogni altra doglianza, comprese quelle che il giudice potrebbe rilevare d’ufficio.

Quali sono le uniche eccezioni che permettono un ricorso dopo un accordo in appello?
Le uniche eccezioni previste dalla giurisprudenza sono l’irrogazione di una pena illegale o la prescrizione del reato maturata in data anteriore alla sentenza di appello e non rilevata in quella sede.

Che differenza c’è tra l’accordo in appello (art. 599-bis) e il patteggiamento (art. 444) riguardo al controllo del giudice sull’assoluzione?
Nel patteggiamento, il giudice è tenuto a verificare l’assenza di cause di proscioglimento immediato (ex art. 129 c.p.p.). Nell’accordo in appello, invece, il giudizio della Corte è limitato ai soli motivi non oggetto di rinuncia, poiché si è già svolto un completo giudizio di merito in primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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