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Ricorso inammissibile: la lezione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva la revoca di alcune sentenze. Il motivo della decisione risiede nella totale genericità dell’appello, che non specificava quali condanne revocare né confutava puntualmente le argomentazioni del provvedimento impugnato. La Suprema Corte ha ribadito che un ricorso inammissibile non è solo vago, ma anche privo di correlazione con la decisione che si contesta.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando l’appello non è abbastanza specifico

Nel complesso mondo della procedura penale, l’atto di impugnazione è uno strumento fondamentale a tutela dei diritti della difesa. Tuttavia, la sua efficacia è strettamente legata al rispetto di precisi requisiti formali e sostanziali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci ricorda un principio cruciale: un ricorso inammissibile non è solo quello vago, ma anche quello che non si confronta direttamente con le ragioni della decisione che intende contestare. Analizziamo questo caso per comprendere meglio i contorni della genericità dei motivi di ricorso.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dall’istanza di un condannato al Tribunale di sorveglianza, in qualità di giudice dell’esecuzione. L’uomo chiedeva la revoca di una sentenza di condanna per il reato di cui all’art. 495 del codice penale e di altre condanne basate sull’art. 75 del D.Lgs. 159/2011. La richiesta si fondava su una pronuncia di incostituzionalità (la n. 24/2019) che aveva interessato una parte della norma in questione.

Il Tribunale di sorveglianza, però, rigettava l’istanza. Secondo il giudice, la condotta sanzionata dall’art. 495 c.p. era autonoma e penalmente rilevante di per sé, indipendentemente dalla declaratoria di incostituzionalità. Inoltre, affermava che le altre condanne non erano state intaccate da tale pronuncia.

Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso in Cassazione, lamentando la violazione delle norme che regolano la revoca delle sentenze per incostituzionalità della legge.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato l’appello, dichiarandolo inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella constatazione della totale genericità e mancanza di specificità della doglianza. I giudici supremi hanno sottolineato come l’inammissibilità di un’impugnazione derivi non solo dalla vaghezza dei motivi, ma soprattutto dalla mancata correlazione tra le argomentazioni del ricorrente e quelle della decisione impugnata.

Il ricorrente si era limitato a indicare genericamente delle sentenze presenti nel suo casellario giudiziale, senza però specificare quali fossero, né come la pronuncia di incostituzionalità avrebbe dovuto concretamente portare alla loro revoca. In pratica, ha omesso di costruire un’argomentazione che demolisse, punto per punto, il ragionamento del Tribunale di sorveglianza.

Le Motivazioni della Cassazione

Nelle motivazioni, la Corte chiarisce che di fronte alle “recise asserzioni” del giudice dell’esecuzione, sarebbe stato onere del ricorrente contrapporre argomentazioni altrettanto specifiche e puntuali. Non è sufficiente citare una sentenza della Corte Costituzionale; è necessario dimostrare come quella sentenza si applichi al caso concreto e perché il giudice di grado inferiore abbia sbagliato nel non riconoscerlo.

L’impugnazione, invece, era risultata del tutto generica. Mancava l’indicazione precisa delle pronunce da revocare e, soprattutto, delle ragioni specifiche per cui la decisione del Tribunale era errata. Questa carenza ha reso il ricorso privo di autosufficienza, ovvero incapace di essere valutato senza la necessità di consultare altri atti, e lo ha condannato a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Conclusioni

La sentenza in esame offre una lezione di fondamentale importanza pratica per chiunque si approcci a un’impugnazione in materia penale. La redazione di un ricorso non può essere un mero elenco di lamentele astratte. Deve essere un dialogo critico con la sentenza che si contesta, in cui ogni affermazione del giudice viene analizzata e confutata con argomenti giuridici pertinenti e specifici. Pena, come in questo caso, la dichiarazione di un ricorso inammissibile, che preclude ogni possibilità di esame nel merito e sancisce la definitività della decisione impugnata.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché era generico, privo di specificità e non correlato alle motivazioni del provvedimento impugnato. Il ricorrente non ha indicato puntualmente le condanne da revocare né ha confutato le argomentazioni specifiche del Tribunale.

Cosa si intende per ‘genericità dei motivi’ di un ricorso?
Secondo la sentenza, la genericità non consiste solo nella vaghezza dei motivi, ma anche nella mancanza di una correlazione diretta tra le argomentazioni del ricorso e quelle contenute nella decisione che si sta impugnando. È necessario un confronto critico e puntuale.

Cosa avrebbe dovuto fare il ricorrente per evitare l’inammissibilità?
Il ricorrente avrebbe dovuto indicare specificamente quali condanne chiedeva di revocare, spiegare in dettaglio come la pronuncia di incostituzionalità si applicava a esse e, soprattutto, contrapporre argomentazioni specifiche per confutare, punto per punto, il ragionamento del Tribunale di sorveglianza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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