Ricorso Inammissibile: L’Ordinanza della Cassazione e le Sue Conseguenze
Quando si intraprende un percorso legale, è fondamentale comprendere che ogni fase processuale è regolata da norme precise. Un esempio lampante ci viene fornito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha dichiarato un ricorso inammissibile, condannando il proponente a significative sanzioni economiche. Questo caso sottolinea l’importanza di presentare impugnazioni che rispettino scrupolosamente i requisiti previsti dalla legge.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo in data 16 ottobre 2024. Il ricorrente, attraverso il suo legale, ha cercato di ottenere una revisione della decisione di secondo grado. Tuttavia, l’esito dell’impugnazione non è stato quello sperato.
La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 5 maggio 2025, ha messo un punto fermo alla questione. Il collegio, presieduto e composto dalla stessa relatrice, ha valutato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile.
Questa decisione implica che i giudici non sono entrati nel merito delle argomentazioni presentate dal ricorrente. La declaratoria di inammissibilità blocca l’analisi sul nascere, concentrandosi esclusivamente sulla presenza di vizi procedurali o sostanziali che impediscono l’esame della questione. Le conseguenze di tale pronuncia sono state dirette e onerose: il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni
Sebbene il testo dell’ordinanza non espliciti le ragioni specifiche dell’inammissibilità, possiamo analizzare le motivazioni giuridiche che tipicamente portano a una simile decisione. Un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per diverse cause, come la presentazione fuori termine, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge (ad esempio, violazione di legge o vizio di motivazione), o la proposizione di questioni di fatto che non possono essere riesaminate in sede di legittimità.
La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende non è una semplice sanzione accessoria, ma serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che appesantiscono inutilmente il sistema giudiziario. Si tratta di un meccanismo sanzionatorio che mira a responsabilizzare la parte che decide di impugnare una sentenza, spingendola a una valutazione attenta sulla fondatezza dei propri motivi.
Le Conclusioni
La decisione in esame è un chiaro monito: adire la Corte di Cassazione non è un’opzione da prendere alla leggera. La dichiarazione di ricorso inammissibile comporta non solo l’impossibilità di vedere esaminato il merito della propria posizione, ma anche conseguenze economiche rilevanti. Questo caso evidenzia l’importanza cruciale di affidarsi a una difesa tecnica competente, in grado di valutare preliminarmente la sussistenza dei presupposti legali per un’impugnazione efficace, evitando così esiti sfavorevoli e costi aggiuntivi.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che la Corte non ha esaminato il merito della questione perché l’atto di impugnazione presentava vizi di forma o di sostanza che ne hanno impedito la valutazione, come ad esempio la presentazione oltre i termini o la mancanza dei motivi specifici richiesti dalla legge.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in Cassazione?
La parte che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. In questo specifico caso, la sanzione è stata di tremila euro.
La Corte di Cassazione ha modificato la decisione della Corte d’Appello?
No. Dichiarando il ricorso inammissibile, la Corte di Cassazione non ha esaminato la sentenza della Corte d’Appello, che di conseguenza è diventata definitiva. La decisione di inammissibilità riguarda solo l’atto di ricorso e non il contenuto della sentenza impugnata.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20536 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20536 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 05/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME nato a NAPOLI il 31/07/1979
avverso la sentenza del 16/10/2024 della CORTE APPELLO di PALERMO
udita la relazione svolta dal Presidente NOME COGNOME
visti gli atti e la sentenza impugnata;
esaminati i motivi del ricorso di NOME COGNOME
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dalla consigliera NOME COGNOME.
che i motivi dedotti avverso la sentenza di condanna per il reato di
Ritenuto cui all’art. 391-bis cod. pen. 337 cod. pen. non sono consentiti dalla legge in sede
di legittimità, perché svolti in fatto e orientati alla alternativa rilettura delle p e meramente assertivi della esistenza di un vizio di violazione di legge e di erronea
ricostruzione dei fatti, in presenza di motivazione puntuale sulla ricostruzione in fatto (cfr. pag. 2 e 3 della sentenza impugnata che danno atto del rinvenimento
dell’apparecchio telefonico nel corso di perquisizione corporale dell’imputato)
pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la
Rilevato, condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di
euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 5 maggio 2025
La Presidente relatrice