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Ricorso inammissibile: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Lecce. La decisione comporta per il proponente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, confermando l’importanza dei requisiti formali per l’accesso al giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude le Porte e Condanna alle Spese

Presentare un ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una possibilità cruciale per contestare una sentenza. Tuttavia, l’accesso a questa fase è subordinato a rigidi requisiti. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre lo spunto per analizzare cosa accade quando un’impugnazione viene giudicata non idonea a superare il vaglio preliminare, portando a una dichiarazione di ricorso inammissibile. Questo esito non solo preclude l’esame nel merito della questione, ma comporta anche significative conseguenze economiche per il proponente.

I Fatti del Caso: Un Appello Respinto in Partenza

Il caso in esame trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Lecce nel settembre 2024. Il ricorrente, attraverso il suo legale, ha cercato di ottenere la revisione della decisione di secondo grado, portando le sue doglianze davanti ai giudici di legittimità. Il procedimento ha seguito il suo corso fino all’udienza fissata per l’aprile 2025, durante la quale la Corte ha valutato la sussistenza dei presupposti per poter procedere all’analisi delle censure mosse alla sentenza impugnata.

La Decisione della Corte: un ricorso inammissibile

Con una sintetica ma perentoria ordinanza, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha posto fine al percorso giudiziario. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questa pronuncia non entra nel vivo delle questioni sollevate dal ricorrente, ovvero non stabilisce se avesse torto o ragione nel merito. La decisione si ferma a un livello precedente, constatando che l’atto di impugnazione mancava dei requisiti minimi previsti dalla legge per poter essere esaminato. Di conseguenza, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

L’ordinanza in commento non esplicita nel dettaglio le ragioni specifiche dell’inammissibilità, come spesso accade in questo tipo di provvedimenti che risolvono questioni procedurali in modo standardizzato. Generalmente, le cause di inammissibilità di un ricorso per cassazione possono essere molteplici: la tardività della presentazione, la mancanza di motivi specifici e pertinenti previsti dalla legge (come la violazione di legge o il vizio di motivazione), la proposizione di censure che richiederebbero un riesame dei fatti (attività preclusa al giudice di legittimità) o altri difetti formali dell’atto. La decisione, pur senza specificarlo, si fonda implicitamente sulla violazione di una di queste regole procedurali, considerate un filtro indispensabile per garantire il corretto funzionamento della Corte di Cassazione, che ha il compito di assicurare l’uniforme interpretazione della legge e non di agire come un terzo grado di merito.

Le Conclusioni: Le Conseguenze Concrete

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha due effetti principali e di grande impatto. In primo luogo, la sentenza della Corte d’Appello diventa definitiva e irrevocabile. Ciò significa che la condanna o l’assoluzione pronunciata in secondo grado non può più essere messa in discussione e deve essere eseguita. In secondo luogo, scatta una sanzione economica a carico del ricorrente. Oltre al rimborso delle spese sostenute dallo Stato per il procedimento, egli viene condannato a versare una somma alla Cassa delle ammende. Questa sanzione ha una funzione deterrente, volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario. La vicenda, quindi, ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con responsabilità e nel rispetto delle regole procedurali, pena conseguenze non solo giuridiche ma anche patrimoniali.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’ dalla Corte di Cassazione?
Significa che la Corte non esamina il merito della questione perché l’atto di ricorso presenta vizi formali o procedurali che ne impediscono la trattazione, come la tardività o la mancanza dei motivi previsti dalla legge.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma pecuniaria (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte senza rispettare i presupposti richiesti.

La sentenza impugnata diventa definitiva dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Sì. La declaratoria di inammissibilità del ricorso da parte della Corte di Cassazione rende irrevocabile la sentenza del grado precedente (in questo caso, quella della Corte d’Appello), che acquista quindi autorità di cosa giudicata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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