Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta
Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non tutte le istanze vengono esaminate nel merito. Un recente provvedimento ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è quello che si limita a ripetere argomentazioni già respinte, senza sollevare nuove questioni di diritto. Analizziamo questa importante ordinanza per capire i limiti e le conseguenze di un’impugnazione.
Il Contesto del Ricorso
Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza. Quest’ultimo aveva preso una decisione su una questione specifica, probabilmente legata al regime detentivo del ricorrente (come il controllo della corrispondenza). Insoddisfatto della decisione, il soggetto ha deciso di impugnare il provvedimento davanti alla Corte di Cassazione, sperando in una riforma della decisione a lui sfavorevole.
La Valutazione della Corte: un Ricorso Inammissibile
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, ha rapidamente concluso per la sua inammissibilità. La Corte non è entrata nel dettaglio dei fatti, ma si è concentrata sulla struttura e sul contenuto dell’atto di impugnazione stesso. I giudici hanno osservato che gli argomenti proposti dal ricorrente non erano nuovi, ma costituivano una mera riproduzione delle censure già adeguatamente esaminate e respinte dal Tribunale di Sorveglianza.
Le Motivazioni della Decisione
La chiave di volta della decisione risiede nella coerenza della motivazione del provvedimento impugnato. La Corte ha stabilito che la decisione del Tribunale di Sorveglianza era ben argomentata, fondata su corretti principi giuridici e, soprattutto, in linea con la consolidata “giurisprudenza di legittimità”. In particolare, la Corte fa riferimento a una precedente sentenza (la n. 32452/2019) come metro di paragone per la correttezza della decisione del giudice del merito.
Il Tribunale di Sorveglianza aveva giustificato la sua scelta basandosi su elementi concreti, come “frasi ambigue e prive di consequenzialità logica” e la “dubbia finalità” di una certa corrispondenza. Secondo la Cassazione, questa motivazione era sufficiente e logicamente corretta. Di conseguenza, un ricorso che non contesta la violazione di legge in tale motivazione, ma si limita a riproporre la propria interpretazione dei fatti, è destinato a essere dichiarato ricorso inammissibile.
Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche
La dichiarazione di inammissibilità non è priva di conseguenze. L’ordinanza della Cassazione ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali, ovvero i costi del procedimento. Inoltre, ha imposto il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che si aggiunge alle spese.
Questa decisione rafforza un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di merito dove si possono ridiscutere i fatti. Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione della legge. Un ricorso, per avere successo, deve evidenziare un errore di diritto commesso dal giudice precedente, e non semplicemente esprimere disaccordo con la sua valutazione. Riproporre le stesse argomentazioni senza individuare un vizio giuridico specifico porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con le relative conseguenze economiche.
Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se, come nel caso di specie, si limita a riproporre gli stessi argomenti e censure già adeguatamente valutati e respinti dal giudice del merito, senza sollevare nuove questioni sulla corretta applicazione della legge.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, determinata in via equitativa dal giudice, in favore della Cassa delle ammende.
Cosa significa che la motivazione di un provvedimento è in linea con la giurisprudenza di legittimità?
Significa che il ragionamento giuridico seguito dal giudice nel motivare la sua decisione è conforme ai principi e alle interpretazioni della legge già stabiliti in precedenti sentenze della Corte di Cassazione, garantendo coerenza e corretta applicazione del diritto.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 3625 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 3625 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 19/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a PALERMO il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 08/06/2023 del TRIB. SORVEGLIANZA di PERUGIA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
Rilevato che COGNOME NOME ricorre per cassazione contro il provvedimento indicato in intestazione;
Ritenuto che gli argomenti dell’unico motivo proposto in ricorso sono meramente riproduttivi di censure già adeguatamente vagliate e disattese con corretti argomenti giuridici dal giudice d merito, e che, con il riferimento alle frasi ambigue e prive di consequenzialità logica ed dubbia finalità della corrispondenza trattenuta, la motivazione del provvedimento impugnato sia rispettosa delle indicazioni provenienti dalla giurisprudenza di legittimità (Sez. 5, Sentenz 32452 del 22/02/2019, COGNOME, Rv. 277527);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento, nonché al versamento in favore della Cassa delle ammende di una somma determinata, in via equitativa, nella misura indicata in dispositivo;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 19 dicembre 2023.