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Ricorso inammissibile: la condanna alle spese

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 23/05/2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. A seguito di tale decisione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, evidenziando le severe conseguenze di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Conseguenze e Sanzioni Pecuniarie

Quando si impugna una sentenza, è fondamentale rispettare precise regole procedurali. Se queste non vengono seguite, il rischio è che venga dichiarato il ricorso inammissibile, una decisione che impedisce al giudice di esaminare il caso nel merito e comporta serie conseguenze economiche per chi lo ha proposto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di questa dinamica.

I Fatti del Caso: Un Appello Respinto in Partenza

Un individuo, a seguito di una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Napoli, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Tuttavia, l’organo supremo della giurisdizione ha ritenuto che l’impugnazione non superasse il vaglio preliminare di ammissibilità, senza quindi entrare nel vivo delle questioni sollevate dal ricorrente.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con un’ordinanza emessa il 23 maggio 2025, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione, sebbene concisa, fa riferimento a criticità emerse nel corso del giudizio di merito, in particolare riguardo all’inutilizzabilità di alcune prove relative alla quantificazione del danno, suggerendo che le motivazioni dell’appello fossero manifestamente infondate.

Le Motivazioni della Dichiarazione di Ricorso Inammissibile

La dichiarazione di inammissibilità è una sanzione processuale che scatta quando il ricorso è viziato da difetti che ne precludono l’esame. Questi possono includere il mancato rispetto dei termini, la carenza di motivi specifici previsti dalla legge, o, come sembra in questo caso, la manifesta infondatezza delle censure mosse alla sentenza impugnata. La Corte, nel dichiarare l’inammissibilità, non esprime un giudizio sulla colpevolezza o innocenza, ma si limita a constatare che l’atto di impugnazione non è idoneo a proseguire il suo iter giudiziario. La conseguenza diretta e inevitabile di questa declaratoria è la condanna del ricorrente a sostenere i costi del procedimento.

Le Conclusioni: Costi e Implicazioni Pratiche

La pronuncia in esame sottolinea le severe conseguenze economiche di un ricorso inammissibile. Il ricorrente non solo non ha ottenuto una revisione della sua posizione, ma è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria non ha natura risarcitoria, ma serve a scoraggiare la presentazione di impugnazioni avventate o dilatorie, che appesantiscono il sistema giudiziario senza avere concrete possibilità di accoglimento. La decisione, quindi, funge da monito: le impugnazioni devono essere ponderate e fondate su solidi argomenti giuridici, pena l’applicazione di sanzioni economiche significative.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che il giudice respinge l’impugnazione senza esaminarla nel merito, perché mancano i presupposti o i requisiti formali richiesti dalla legge per poterla discutere.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Come stabilito in questa ordinanza, la parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata in tremila euro, da versare alla Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende oltre alle spese processuali?
Questa condanna è una sanzione pecuniaria prevista dalla legge per scoraggiare la presentazione di ricorsi infondati o proposti in modo non corretto. Serve a sanzionare l’abuso dello strumento processuale e a finanziare iniziative per il sistema penitenziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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