LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: la condanna alle spese

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso non integravano le condizioni richieste dalla legge per contestare la sanzione inflitta. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende, confermando le severe conseguenze di un’impugnazione priva dei requisiti di ammissibilità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando l’impugnazione costa cara

Presentare un’impugnazione in Cassazione è un passo delicato che richiede il rigoroso rispetto delle norme procedurali. Un ricorso inammissibile non solo non porta al risultato sperato, ma può comportare significative conseguenze economiche per chi lo propone. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare cosa accade quando un ricorso viene respinto per motivi di rito, confermando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua sanzione pecuniaria.

I fatti di causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Venezia. L’appellante contestava la legittimità della sanzione che gli era stata inflitta, sostenendo che essa non rispettasse i limiti previsti dalla legge. La questione è quindi giunta all’esame della Suprema Corte di Cassazione, chiamata a valutare la fondatezza dei motivi di impugnazione.

La decisione della Corte sul ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 25 marzo 2025, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non è entrata nel merito delle argomentazioni difensive, ma si è fermata a un gradino prima, ovvero alla verifica dei presupposti per poter discutere la questione. La Corte ha stabilito che le doglianze del ricorrente non rientravano nelle casistiche che, secondo la giurisprudenza consolidata (richiamando il precedente n. 22002/2019), consentono di eccepire l’illegalità della pena. In sostanza, la sanzione non era né diversa da quella prevista dalla legge né al di fuori dei limiti edittali.

La conseguenza diretta di questa declaratoria di inammissibilità è stata duplice:
1. La condanna del ricorrente al pagamento di tutte le spese del procedimento.
2. La condanna al versamento di una somma di euro 4.000,00 in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che la legge prevede proprio per scoraggiare ricorsi infondati o proposti senza il rispetto delle regole procedurali.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione in modo sintetico ma estremamente chiaro. Il principio di diritto applicato è che non ogni presunta irregolarità della pena può essere fatta valere in sede di legittimità. Esistono specifici e stringenti presupposti per poter contestare una sanzione, come ad esempio l’applicazione di una pena non prevista dall’ordinamento per quel reato o il superamento dei limiti massimi fissati dal legislatore.

Nel caso specifico, i giudici hanno rilevato che le condizioni per una tale contestazione non erano affatto presenti. Il ricorso, pertanto, si è rivelato privo del suo fondamentale presupposto di ammissibilità. La declaratoria di ricorso inammissibile è stata, quindi, un atto dovuto, così come la conseguente condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria, che funge da deterrente contro l’abuso dello strumento processuale.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: l’accesso alla giustizia, e in particolare al giudizio di Cassazione, è un diritto che deve essere esercitato con responsabilità e cognizione tecnica. Un’impugnazione presentata senza una solida base giuridica o senza rispettare i requisiti formali si espone a una declaratoria di inammissibilità. Le conseguenze, come abbiamo visto, non sono solo la mancata revisione della decisione impugnata, ma anche un aggravio economico non trascurabile per il ricorrente. È pertanto essenziale affidarsi a una difesa tecnica competente che possa valutare attentamente le reali possibilità di successo di un ricorso prima di intraprendere la via dell’impugnazione.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la chiusura del procedimento senza un esame del merito, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria in questo caso specifico?
In questo caso, oltre al pagamento delle spese processuali, il ricorrente è stato condannato a versare la somma di quattromila euro alla Cassa delle ammende.

Per quale motivo specifico il ricorso è stato giudicato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le contestazioni relative alla sanzione inflitta non rientravano nei limiti previsti dalla legge per poter essere sollevate, in quanto la pena non era né fuori dai limiti edittali né diversa da quella prevista dalla norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati