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Ricorso inammissibile: la Cassazione lo respinge

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati erano una semplice riproduzione di quelli già respinti dalla Corte d’Appello. La decisione sottolinea che l’impugnazione deve contenere una critica argomentata e specifica alla sentenza impugnata, non una mera reiterazione di doglianze precedenti. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione lo respinge se è una fotocopia dell’appello

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio per contestare una sentenza. Tuttavia, non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione precedente; è fondamentale presentare argomentazioni specifiche e pertinenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: un ricorso inammissibile è tale se si limita a ripetere le stesse doglianze già esaminate e respinte in appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche di tale principio.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Brindisi, parzialmente riformata dalla Corte d’Appello di Lecce. L’imputato era stato riconosciuto colpevole per una violazione del Codice della Strada (art. 116, comma 15, D.Lgs. 285/1992) e la sua pena era stata ridotta a tre mesi di arresto e 2.250,00 euro di ammenda. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su un unico motivo: un presunto vizio di motivazione e violazione di legge riguardo al riconoscimento della sua responsabilità penale, in particolare contestando l’applicazione della recidiva nel biennio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una valutazione procedurale netta: il ricorso presentato non era altro che una riproposizione delle medesime critiche già sollevate nell’atto di appello. La Corte di Cassazione ha evidenziato come l’imputato non si fosse confrontato con la ‘congrua e logica motivazione’ fornita dalla Corte territoriale per respingere quelle stesse doglianze. In sostanza, il ricorso era una ‘fotocopia’ del precedente atto, privo di quella critica argomentata che costituisce l’essenza stessa di un’impugnazione.

Le Motivazioni: perché il ricorso è stato considerato inammissibile?

La Corte di Cassazione ha richiamato la sua consolidata giurisprudenza per spiegare le ragioni dell’inammissibilità. La funzione tipica di un’impugnazione, come stabilito dagli articoli 581 e 591 del codice di procedura penale, è quella di svolgere una critica argomentata e puntuale contro il provvedimento che si contesta. Questo significa che l’atto di ricorso deve:
1. Indicare specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che supportano la richiesta.
2. Confrontarsi direttamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, evidenziandone le presunte falle logiche o giuridiche.

Nel caso di specie, il ricorso si limitava a ‘reiterare le medesime considerazioni critiche’ senza attaccare in modo specifico il ragionamento seguito dai giudici d’appello. Quando un motivo di ricorso non si confronta con la motivazione della sentenza, perde la sua funzione essenziale e si destina inevitabilmente all’inammissibilità. Il ricorso diventa un atto sterile, incapace di innescare una revisione critica da parte del giudice di legittimità. La Corte ha quindi ribadito che lamentare genericamente una carenza o illogicità della motivazione non è sufficiente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre un importante monito per gli operatori del diritto. La preparazione di un ricorso per cassazione richiede uno sforzo analitico che vada oltre la semplice ripetizione dei motivi d’appello. È necessario ‘smontare’ la sentenza impugnata, individuare i passaggi argomentativi deboli e costruire una critica nuova e specifica. In caso contrario, il rischio non è solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma non indifferente (in questo caso 3.000,00 euro) alla Cassa delle ammende. La decisione, quindi, rafforza la necessità di un approccio rigoroso e mirato nella redazione degli atti di impugnazione, per evitare che un diritto fondamentale si trasformi in un esito economicamente svantaggioso per l’assistito.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre cause, si limita a riprodurre e reiterare gli stessi motivi già presentati in appello e motivatamente respinti, senza confrontarsi criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata.

Qual è la funzione tipica di un atto di impugnazione secondo la Corte?
Secondo la Corte, la funzione tipica dell’impugnazione è quella della critica argomentata avverso il provvedimento cui si riferisce, indicando specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono la richiesta di riforma o annullamento.

Quali sono le conseguenze dell’inammissibilità del ricorso?
L’inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento (in questo caso, 3.000,00 euro).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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