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Ricorso inammissibile: la Cassazione e le spese

Un’ordinanza della Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Torino. Sebbene le motivazioni specifiche non siano dettagliate nel documento, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro. Questo caso evidenzia le conseguenze economiche di un’impugnazione che non supera il vaglio di ammissibilità.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Analisi di una Decisione della Cassazione

L’esito di un procedimento giudiziario può dipendere non solo dal merito delle questioni, ma anche dal corretto rispetto delle regole procedurali. Un esempio emblematico è il ricorso inammissibile, un istituto che può porre fine a un’impugnazione prima ancora che i giudici ne esaminino il contenuto. Analizziamo un’ordinanza della Corte di Cassazione che illustra perfettamente le conseguenze di questa pronuncia.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Torino in data 20 giugno 2024. Una delle parti coinvolte, ritenendo la decisione lesiva dei propri interessi, ha deciso di impugnarla presentando ricorso presso la Suprema Corte di Cassazione. Il caso è stato assegnato alla Settima Sezione Penale per la trattazione.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

All’udienza del 3 marzo 2025, la Corte di Cassazione, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere designato e aver dato avviso alle parti, ha emesso la sua decisione. Il Collegio ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa pronuncia ha un effetto tombale sull’impugnazione: la richiesta di revisione della sentenza d’appello è stata respinta senza che la Corte entrasse nel merito delle censure sollevate dal ricorrente.

Le Motivazioni

Il testo dell’ordinanza è molto sintetico e non entra nel dettaglio delle ragioni specifiche che hanno portato alla dichiarazione di inammissibilità. Tuttavia, in linea generale, un ricorso può essere dichiarato inammissibile per svariati motivi previsti dalla legge, come la presentazione fuori termine, la mancanza di motivi specifici di impugnazione, l’assenza di un interesse ad agire o la proposizione di questioni non consentite in sede di legittimità. La conseguenza diretta e inevitabile di questa declaratoria è stata la condanna del ricorrente. Egli è stato obbligato non solo a pagare le spese del procedimento, ma anche a versare una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che funge da deterrente contro la proposizione di impugnazioni avventate o dilatorie.

Le Conclusioni

Questa ordinanza, pur nella sua brevità, offre uno spunto di riflessione fondamentale: l’accesso alla giustizia di ultima istanza, come la Corte di Cassazione, è un diritto che deve essere esercitato con rigore e nel pieno rispetto dei canoni procedurali. Un ricorso inammissibile non solo non produce alcun risultato utile per la parte che lo propone, ma comporta anche conseguenze economiche negative. La decisione sottolinea l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica qualificata che possa valutare attentamente i presupposti e le probabilità di successo di un’impugnazione, per evitare che un tentativo di far valere i propri diritti si trasformi in un’ulteriore condanna economica.

Cosa significa che un ricorso è dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte di Cassazione lo ha respinto senza esaminarne il merito, poiché mancava dei requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge per poter essere giudicato.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, che in questo caso specifico è stata fissata in tremila euro da versare alla Cassa delle ammende.

Per quale motivo specifico il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
L’ordinanza in esame non specifica le ragioni concrete dell’inammissibilità. Si limita a statuire la decisione finale e le relative conseguenze economiche per il ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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