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Ricorso inammissibile: la Cassazione e le spese

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 6 maggio 2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Torino. La decisione sottolinea le conseguenze economiche per il ricorrente, condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza

L’esito di un processo non sempre si conclude con una sentenza di merito. A volte, l’atto di impugnazione stesso può essere viziato, portando a una dichiarazione di ricorso inammissibile. Questa evenienza, tutt’altro che rara, comporta conseguenze significative per chi ha proposto l’impugnazione. Un’ordinanza della Corte di Cassazione del 6 maggio 2025 ci offre un chiaro esempio delle implicazioni, soprattutto economiche, di un ricorso che non supera il vaglio preliminare di ammissibilità.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Torino in data 26 novembre 2024. Il ricorrente, attraverso il proprio legale, ha cercato di ottenere la revisione della decisione di secondo grado, portando le proprie doglianze all’attenzione del più alto organo della giurisdizione ordinaria.

La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile

Dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere designato, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha emesso la sua decisione. Il verdetto è stato netto e perentorio: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa declaratoria impedisce alla Corte di entrare nel merito delle questioni sollevate, fermando il procedimento a uno stadio preliminare. La conseguenza diretta di tale decisione non è stata solo la conferma della sentenza impugnata, ma anche l’imposizione di oneri economici a carico della parte che ha intrapreso l’azione legale.

Le Motivazioni

Sebbene il testo dell’ordinanza non entri nel dettaglio delle ragioni specifiche che hanno portato alla declaratoria di inammissibilità, possiamo dedurre che il ricorso fosse affetto da vizi che ne hanno precluso l’esame. In generale, un ricorso può essere dichiarato inammissibile per diverse cause, come la tardività della presentazione, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge, o il tentativo di ottenere un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità. La motivazione alla base della condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria risiede proprio nella natura del ricorso inammissibile. Il legislatore, infatti, prevede queste sanzioni per disincentivare impugnazioni pretestuose o palesemente infondate, che congestionano il sistema giudiziario e ne rallentano il funzionamento. La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende ha una duplice funzione: sanzionatoria verso il ricorrente e di finanziamento per il miglioramento del sistema penitenziario.

Le Conclusioni

La decisione in esame ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con responsabilità. Un’impugnazione davanti alla Corte di Cassazione deve essere fondata su solidi motivi di diritto e rispettare scrupolosamente i requisiti formali. In caso contrario, il rischio è quello di incorrere in una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguente condanna non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche di una rilevante sanzione pecuniaria. Questa ordinanza serve da monito, evidenziando come un’azione legale infruttuosa possa trasformarsi in un onere economico significativo per il cittadino.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria, in questo caso pari a tremila euro, da versare alla Cassa delle ammende.

Quale decisione è stata impugnata in questo caso?
È stata impugnata una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Torino in data 26 novembre 2024.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
Con ordinanza del 6 maggio 2025, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile e ha condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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