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Ricorso inammissibile: la Cassazione e le spese

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Venezia. A seguito di tale decisione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, evidenziando le conseguenze economiche di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Conseguenze Economiche e Ruolo della Cassazione

Quando si impugna una sentenza, specialmente ricorrendo alla Corte di Cassazione, è fondamentale rispettare rigorosi requisiti procedurali. Un ricorso inammissibile non solo impedisce l’esame nel merito della questione, ma comporta anche significative conseguenze economiche per chi lo ha proposto. L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di questa dinamica, sottolineando l’importanza di una valutazione attenta prima di adire la Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Venezia in data 1° luglio 2024. Il ricorrente, attraverso il suo legale, ha cercato di ottenere la riforma della decisione di secondo grado, portando le sue doglianze all’attenzione della magistratura di legittimità.

La Decisione della Corte e il ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, riunitasi in udienza il 23 maggio 2025, ha esaminato il ricorso. Dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere relatore, la Corte ha emesso un’ordinanza con un dispositivo netto e perentorio: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa decisione ha impedito qualsiasi discussione sul contenuto delle censure mosse dal ricorrente, fermando il processo al vaglio preliminare di ammissibilità.

Le Motivazioni

Il testo dell’ordinanza si concentra sul dispositivo (P.Q.M. – Per Questi Motivi), non esplicitando le specifiche ragioni di inammissibilità (che possono essere, ad esempio, la genericità dei motivi, la proposizione di questioni di fatto non consentite in sede di legittimità, o il mancato rispetto dei termini). Tuttavia, la decisione produce effetti automatici e severi previsti dalla legge. La declaratoria di un ricorso inammissibile comporta, infatti, la condanna del ricorrente a due tipi di pagamenti. In primo luogo, il pagamento delle spese processuali, ovvero i costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento. In secondo luogo, la condanna al versamento di una somma di denaro, in questo caso fissata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria ha una duplice funzione: sanzionare l’abuso dello strumento processuale e finanziare progetti volti al miglioramento del sistema penitenziario.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame è un monito fondamentale per chiunque intenda presentare un ricorso in Cassazione. La dichiarazione di inammissibilità non è un’eventualità remota, ma una conseguenza concreta di un’impugnazione che non rispetta i canoni imposti dal codice di procedura. Le implicazioni non sono solo procedurali, ma anche patrimoniali, con l’obbligo di sostenere costi significativi. Questo caso evidenzia la necessità cruciale di affidarsi a una difesa tecnica specializzata che possa valutare con perizia le reali possibilità di successo di un ricorso, evitando così di incorrere in una condanna certa a spese e sanzioni pecuniarie.

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione riguardo al ricorso presentato?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile.

Quali sono state le conseguenze economiche per la persona che ha presentato il ricorso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa significa che un ricorso è dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito perché manca dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge per essere discusso dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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