Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta
L’esito di un processo non sempre si conclude con una discussione nel merito delle ragioni delle parti. A volte, la strada si interrompe prima, a causa di ostacoli procedurali. È il caso del ricorso inammissibile, una decisione che, pur essendo di forma, ha conseguenze sostanziali molto pesanti. Analizziamo un’ordinanza della Corte di Cassazione per comprendere meglio cosa significa e quali sono le sue implicazioni.
Il Percorso Giudiziario del Caso
La vicenda processuale ha origine da una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma. La parte soccombente in quella sede decideva di tentare l’ultima via possibile, proponendo ricorso per Cassazione. L’obiettivo era ottenere un annullamento o una revisione della decisione di secondo grado. Il caso è quindi approdato alla Suprema Corte, che, come vedremo, non è entrata nel vivo della questione, fermandosi a una valutazione preliminare.
La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile
La Corte di Cassazione, con una sintetica ordinanza, ha posto fine al percorso del ricorrente. La decisione è stata netta: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questo significa che i giudici non hanno valutato se le motivazioni dell’appello fossero fondate o meno. Hanno invece riscontrato la mancanza di uno o più requisiti essenziali che la legge richiede per poter presentare un ricorso valido.
Le conseguenze di questa declaratoria sono duplici e significative:
1. Condanna alle Spese Processuali: Il ricorrente è stato obbligato a pagare tutti i costi legati al procedimento dinanzi alla Cassazione.
2. Sanzione Pecuniaria: Oltre alle spese, è stata inflitta una condanna al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, un ente che finanzia progetti di reinserimento sociale per i detenuti.
Questa decisione rende definitiva e irrevocabile la sentenza della Corte d’Appello di Roma, chiudendo ogni ulteriore possibilità di impugnazione.
Le Motivazioni della Decisione
L’ordinanza in esame non esplicita nel dettaglio le ragioni specifiche dell’inammissibilità, come spesso accade in questo tipo di provvedimenti. Tuttavia, la motivazione giuridica risiede implicitamente nella stessa dichiarazione di inammissibilità. Questa si fonda sul mancato rispetto di precise norme procedurali. Un ricorso può essere dichiarato inammissibile per svariate ragioni, tra cui la presentazione fuori termine, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge (ad esempio, la violazione di legge o il vizio di motivazione), o la proposizione per motivi non consentiti. La decisione della Corte, quindi, è motivata dal riscontro oggettivo di un vizio che impedisce l’esame nel merito, agendo come un filtro per garantire che solo le impugnazioni formalmente corrette arrivino alla fase di discussione.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche del Provvedimento
La pronuncia di un ricorso inammissibile ha implicazioni pratiche molto severe. In primo luogo, la sentenza impugnata passa in giudicato, diventando definitiva e non più contestabile. Questo significa che la decisione della Corte d’Appello acquisisce piena efficacia. In secondo luogo, le conseguenze economiche per il ricorrente sono immediate: non solo non ottiene il risultato sperato, ma subisce un ulteriore esborso economico. Questo caso sottolinea l’importanza cruciale della diligenza e della competenza tecnica nella redazione e presentazione dei ricorsi in Cassazione. Un errore formale può precludere l’accesso alla giustizia di ultima istanza, con conseguenze irreversibili per il destino processuale di una persona.
Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione riguardo al ricorso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza quindi esaminare il merito della questione.
Quali sono state le conseguenze economiche per la persona che ha presentato il ricorso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
La dichiarazione di inammissibilità ha modificato la sentenza precedente della Corte d’Appello?
No, al contrario. La dichiarazione di inammissibilità ha reso la sentenza della Corte d’Appello di Roma definitiva e non più impugnabile.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 25476 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 25476 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 06/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a NAPOLI il 20/05/2002
avverso la sentenza del 28/11/2024 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
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RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME
considerato che l’unico motivo di ricorso, che contesta la violazione di legge
ed il vizio motivazionale in relazione agli artt. 629 e 640 cod. pen., è indeducibile poiché riproduttivo di profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi con
corretti argomenti giuridici dai giudici di merito e, perciò, non scandito da analisi critica delle argomentazioni alla base della sentenza impugnata (si veda, in
particolare, pag. 5 della sentenza impugnata sulle motivate ragioni per cui la Corte territoriale ha ritenuto correttamente integrato il paradigma del delitto di
estorsione contestato al ricorrente, per la prospettazione di un pericolo evicràbile con l’intervento dell’autore del reato);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con
condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 06/05/2025 Il Co siglie e Estensore