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Ricorso inammissibile: la Cassazione e la specificità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9382/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per contraffazione. La Corte ha stabilito che l’appello era privo di specificità, in quanto mirava a una nuova valutazione dei fatti anziché a contestare vizi giuridici della sentenza impugnata. Questa decisione ribadisce l’importanza di formulare motivi di ricorso precisi e pertinenti per l’accesso al giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: L’Importanza della Specificità per Evitare una Declaratoria di Ricorso Inammissibile

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel sistema giuridico italiano, ma l’accesso non è automatico. Un’ordinanza recente, la n. 9382 del 2024 della Settima Sezione Penale, ci ricorda un principio fondamentale: la specificità dei motivi. Senza di essa, il rischio concreto è quello di veder dichiarato il proprio ricorso inammissibile, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme questa decisione per capire perché la precisione nelle argomentazioni è un requisito imprescindibile.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce da un ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Palermo, che lo aveva ritenuto responsabile per un reato legato alla contraffazione. L’imputato, attraverso il suo difensore, contestava la correttezza della motivazione della sentenza di secondo grado, in particolare riguardo alla valutazione sulla “grossolanità” della contraffazione, un elemento che può incidere sulla sussistenza del reato.

L’obiettivo del ricorrente era, in sostanza, ottenere dalla Corte di Cassazione una nuova valutazione delle prove e una ricostruzione dei fatti diversa da quella operata dai giudici di merito nei precedenti gradi di giudizio.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello procedurale. La Corte ha stabilito che l’atto di impugnazione non possedeva i requisiti minimi per poter essere esaminato. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: la Mancanza di Specificità del Ricorso

Il cuore della decisione risiede nella motivazione con cui i giudici hanno respinto l’appello. La Corte ha evidenziato che il ricorso era “privo di concreta specificità”. Ma cosa significa esattamente?

1. Nessuna Critica Giuridica, solo una Rivalutazione dei Fatti: Il ricorso non individuava specifici errori di diritto o vizi logici nella motivazione della sentenza d’appello. Piuttosto, tentava di proporre una “rivalutazione delle fonti probatorie” e una “alternativa ricostruzione dei fatti”. Questo, però, non è compito della Corte di Cassazione, che è un giudice di legittimità (controlla la corretta applicazione della legge), non un giudice di merito (che valuta le prove e ricostruisce i fatti).

2. Mancanza di Correlazione: I motivi presentati non si confrontavano adeguatamente con le argomentazioni sviluppate dalla Corte d’Appello. Un ricorso efficace deve “dialogare” con la sentenza che impugna, smontandone punto per punto il ragionamento logico-giuridico. In questo caso, il ricorso si limitava a riproporre le stesse lamentele (doglianze) già presentate e respinte in appello, senza spiegare perché la risposta dei giudici di secondo grado fosse errata.

La Corte ha sottolineato che la mancanza di specificità non è solo genericità, ma anche assenza di un confronto critico con la decisione impugnata. Ignorare le motivazioni del giudice che si contesta equivale a presentare un atto non pertinente, destinato a essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza. È necessario redigere un ricorso tecnicamente ineccepibile, che identifichi con estrema precisione i vizi di legittimità (violazione di legge o vizi di motivazione) del provvedimento impugnato. Proporre una semplice rilettura delle prove o ripresentare le stesse argomentazioni già respinte in appello è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna ma anche ulteriori costi economici per il ricorrente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte di Cassazione lo ha ritenuto privo di concreta specificità. Invece di contestare errori di diritto o vizi logici della sentenza impugnata, si limitava a proporre una nuova valutazione delle prove, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘privo di concreta specificità’?
Significa che il motivo è generico e non si confronta in modo critico e puntuale con le argomentazioni della decisione che si sta impugnando. Non basta esprimere disaccordo, ma occorre individuare e spiegare con precisione dove e perché il giudice precedente ha sbagliato nell’applicare la legge o nel ragionare.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La sentenza di condanna della Corte d’Appello è così diventata definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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