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Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché l’appellante si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni già valutate e respinte dalla Corte d’Appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro. La decisione sottolinea che la mera replica di censure già esaminate non costituisce un valido motivo di impugnazione.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando Ripetere gli Stessi Motivi in Cassazione Porta a una Condanna

L’ordinanza n. 5616/2024 della Corte di Cassazione fornisce un chiaro monito sulle conseguenze di un ricorso inammissibile. Il caso in esame dimostra come la semplice riproposizione di argomenti già vagliati e respinti nei precedenti gradi di giudizio non solo sia inefficace, ma comporti anche sanzioni economiche per il ricorrente. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i principi della procedura penale in materia di impugnazioni.

I Fatti del Caso: Un Appello Respinto

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente, attraverso il suo legale, ha tentato di contestare la decisione di secondo grado portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, le argomentazioni presentate non erano nuove, ma si limitavano a ricalcare le stesse doglianze già formulate e ritenute infondate dai giudici d’appello.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso Inammissibile per Manifesta Infondatezza

La Suprema Corte, dopo aver esaminato gli atti, ha rapidamente concluso per l’inammissibilità del ricorso. I giudici hanno rilevato che l’impugnazione non introduceva nuovi profili di censura validi, ma si configurava come una mera replica di questioni già adeguatamente esaminate e disattese nel merito. La Corte ha sottolineato come i giudici d’appello avessero già fornito argomenti puntuali e giuridicamente corretti per respingere le lamentele dell’imputato, evidenziando la “manifesta infondatezza” delle stesse.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: la Cassazione non è un terzo grado di merito. Il suo compito non è rivalutare i fatti, ma verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione delle sentenze precedenti. Presentare un ricorso che si limita a ripetere le stesse argomentazioni, senza evidenziare vizi di legittimità (come violazioni di legge o difetti manifesti di motivazione), equivale a chiedere alla Corte un riesame del merito, compito che non le spetta. Per questo motivo, un ricorso di tale tenore è considerato, per legge, ricorso inammissibile.

Le Conclusioni

Le conseguenze di tale declaratoria sono delineate con precisione dall’articolo 616 del Codice di Procedura Penale. La Corte, dichiarando il ricorso inammissibile, ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione riafferma che l’accesso alla giustizia deve essere esercitato in modo responsabile. L’impugnazione non può essere uno strumento per ritardare l’esito del processo riproponendo all’infinito questioni già decise, ma deve basarsi su motivi seri e pertinenti al giudizio di legittimità.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’ dalla Corte di Cassazione?
Significa che la Corte non ha esaminato il caso nel merito perché l’impugnazione non rispettava i presupposti richiesti dalla legge. In questo specifico caso, il ricorso è stato respinto perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già valutate e respinte dalla Corte d’Appello.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Come stabilito dall’ordinanza e dall’art. 616 c.p.p., la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria, che in questa vicenda è stata fissata in 3.000 euro, a favore della Cassa delle ammende.

È sufficiente riproporre le stesse censure in Cassazione per ottenere una nuova valutazione del caso?
No. L’ordinanza chiarisce che la semplice replica di censure già adeguatamente esaminate e respinte nel precedente grado di giudizio è una pratica che non costituisce un valido motivo di ricorso e, anzi, ne determina l’inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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