Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un Caso Pratico
Quando un processo giunge al suo ultimo grado di giudizio, il ricorso in Cassazione, le regole del gioco cambiano. Non si tratta più di un’ulteriore valutazione dei fatti, ma di un controllo sulla corretta applicazione della legge. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un appello mal impostato conduca a una dichiarazione di ricorso inammissibile, con conseguente conferma della condanna e sanzioni aggiuntive. Analizziamo la vicenda.
I Fatti e l’Arrivo in Cassazione
Due imputati, già condannati dalla Corte d’Appello di Roma, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione sperando di ribaltare il verdetto. I loro difensori hanno articolato diversi motivi di doglianza, cercando di smontare la decisione dei giudici di merito. Tuttavia, l’esito non è stato quello sperato.
La Decisione della Corte: un Chiaro Caso di Ricorso Inammissibile
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza, ma si ferma a un livello procedurale: i ricorsi non avevano i requisiti per essere esaminati. La conseguenza diretta è la condanna definitiva degli imputati al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Decisione
Per comprendere appieno la decisione, è fondamentale analizzare le ragioni che hanno spinto i giudici a questa conclusione.
Motivi Ripetitivi e il Valore della “Doppia Conforme”
Il primo punto cruciale riguarda i motivi del ricorso di uno degli imputati, definiti “ripetitivi e comunque manifestamente infondati”. La Corte ha sottolineato come i giudici di primo e secondo grado avessero già fornito una valutazione concorde e coerente dei fatti (la cosiddetta “doppia conforme”). In questi casi, il ricorso in Cassazione non può limitarsi a proporre una ricostruzione alternativa degli eventi, ma deve individuare una specifica e palese illogicità nel ragionamento dei giudici precedenti, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.
L’Errore di Impostazione: Trattare la Cassazione come un Appello
Anche il ricorso del secondo imputato soffriva di un vizio simile. La Corte ha evidenziato come le sue argomentazioni equiparassero, di fatto, il ricorso per Cassazione a un normale atto di appello. Invece di sollevare una critica di legittimità, come richiesto dall’art. 606 del codice di procedura penale, il ricorso si limitava a contestare la valutazione dei fatti, un’attività preclusa in sede di legittimità.
La Pena Sostitutiva e l’Onere della Prova
Un motivo specifico riguardava il diniego di una pena sostitutiva. L’imputato aveva criticato il giudizio negativo sulla sua personalità espresso dai giudici di merito. La Cassazione, però, ha notato un’altra e più profonda lacuna: la difesa non aveva fornito alcun elemento concreto per permettere al giudice di valutare la serietà della richiesta e l’effettiva disponibilità al reinserimento sociale. In assenza di prove, la richiesta non poteva che essere respinta.
Le Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione è uno strumento tecnico che richiede precisione e rigore. Non è una terza occasione per ridiscutere il merito di una vicenda. Un ricorso inammissibile non solo non produce alcun risultato utile per l’imputato, ma comporta anche ulteriori costi economici. La decisione evidenzia l’importanza di fondare il ricorso su vizi di legittimità chiari e dimostrabili, come una violazione di legge o una manifesta illogicità della motivazione, evitando mere riproposizioni di argomenti già vagliati e respinti nei gradi precedenti.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché i motivi erano ripetitivi, manifestamente infondati e tentavano di ottenere un nuovo esame dei fatti, attività non consentita in sede di Cassazione. Inoltre, le critiche non individuavano vizi di legittimità, come errori nell’applicazione della legge o illogicità palesi nella motivazione della sentenza impugnata.
Cosa significa che la sentenza era una “doppia conforme”?
Significa che sia il tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello avevano raggiunto la stessa conclusione sulla responsabilità degli imputati. Questa concordanza rende molto più difficile contestare la ricostruzione dei fatti davanti alla Corte di Cassazione, che può intervenire solo in presenza di vizi logici evidenti.
Per quale motivo è stata negata la richiesta di pena sostitutiva?
La richiesta è stata respinta per due ragioni. In primo luogo, i giudici di merito avevano già espresso un giudizio negativo sulla personalità dell’imputato. In secondo luogo, e in modo decisivo per la Cassazione, la difesa non aveva fornito alcun elemento concreto per dimostrare la serietà della richiesta e la reale disponibilità dell’imputato a un percorso di reinserimento sociale.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 6421 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 6421 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 21/01/2025
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: NOME nato a FONDI il 16/07/1985 NOME nato a SORA il 26/01/1987
avverso la sentenza del 22/05/2024 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letti i ricorsi di NOME e NOME COGNOME e la memoria inviata in limine; considerato che i due motivi del ricorso di NOME COGNOME sono ripetitivi e comunque manifestamente infondati e non consentiti, poiché attengono a profili già adeguatamente affrontati e risolti dalle sentenze dei giudici di merito che, occorre precisare, costituiscono una ‘doppia conforme’ sul l’affermazione di responsabilità e non possono quindi essere ‘demolite’ da ricostruzioni alternative che, come nel caso specifico, non riescono ad enucleare un profilo di inerente contraddizione o di manifesta illogicità motivazionale;
ritenuto che, in relazione al ricorso di NOME COGNOME, il primo motivo soffra della medesima carenza concettuale che, in sostanza, equipara il ricorso per Cassazione all’ordinario atto di appello per incapacità di enucleare una effettiva critica di legittimità ex art 606, comma 1, cod. proc. pen.;
osservato, quanto al motivo sulla pena sostitutiva, che esso nemmeno confuta quanto sostenuto nella sentenza che, oltre a esprimere un giudizio negativo basato sulla personalità (su cui il ricorso si è soffermato), ha altresì evidenziato che, per carenza difensiva, non era stato fornito alcun elemento per valutare la serietà della richiesta e di disponibilità effettiva degli imputati al reinserimento sociale;
rilevato, pertanto, che i ricorsi devono essere dichiarati inammissibili con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.