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Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. La Corte ha ritenuto che il giudice di merito avesse esercitato correttamente la propria discrezionalità. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello in Cassazione Costa Caro

Presentare un appello in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio, ma non sempre porta a una revisione del caso. Quando un’impugnazione non rispetta i requisiti di legge, può essere dichiarata un ricorso inammissibile, con conseguenze economiche significative per chi lo ha proposto. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione penale ci offre un esempio chiaro di questa dinamica, confermando una condanna e aggiungendo ulteriori spese a carico della ricorrente.

I Fatti del Caso: Un Appello Respinto

Una persona aveva impugnato una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Firenze, portando il caso davanti alla Suprema Corte di Cassazione. L’obiettivo era ottenere l’annullamento o la riforma della decisione precedente. Tuttavia, l’esito non è stato quello sperato.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 25 giugno 2025, ha messo fine al percorso giudiziario della vicenda. I giudici supremi non sono entrati nel merito della questione, ma si sono fermati a un controllo preliminare, dichiarando il ricorso inammissibile.

La Valutazione della Discrezionalità del Giudice

Il punto centrale della decisione riguarda la discrezionalità del giudice di merito. La Corte ha stabilito che il giudice precedente aveva motivato la sua decisione in modo adeguato e congruo, facendo riferimento a elementi decisivi e rilevanti presenti nella sentenza impugnata. In particolare, il ragionamento del giudice si fondava sui principi stabiliti dagli articoli 132 e 133 del Codice Penale, che guidano il giudice nella commisurazione della pena.

Le Motivazioni

La Cassazione ha ritenuto che l’onere argomentativo del giudice d’appello fosse stato pienamente assolto. Il ricorso presentato non era riuscito a evidenziare vizi logici o violazioni di legge tali da giustificare un annullamento della sentenza. Poiché la valutazione degli elementi di fatto e la quantificazione della pena rientrano nella discrezionalità del giudice di merito, e tale potere era stato esercitato correttamente, la Suprema Corte non ha potuto fare altro che respingere l’impugnazione per inammissibilità. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale: la Cassazione non è un terzo grado di merito dove si rivalutano i fatti, ma un giudice di legittimità che controlla la corretta applicazione della legge.

Le Conclusioni

Le implicazioni pratiche di questa ordinanza sono severe. Con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, la ricorrente è stata condannata non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori. La vicenda insegna che l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con responsabilità, poiché un’impugnazione priva dei presupposti di legge può comportare costi significativi, oltre alla conferma della condanna.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’ dalla Corte di Cassazione?
Significa che il ricorso non viene esaminato nel merito perché non soddisfa i requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge. La Corte non valuta se la decisione precedente era giusta o sbagliata, ma si limita a constatare che l’impugnazione non può essere accolta.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, in questo caso 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende.

In base a cosa la Corte ha valutato corretta la decisione del giudice precedente?
La Corte ha ritenuto che il giudice di merito avesse esercitato correttamente la sua discrezionalità, in aderenza ai principi degli articoli 132 e 133 del Codice Penale, e che avesse fornito una motivazione adeguata e congrua per la sua decisione, basata sugli elementi decisivi del caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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