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Ricorso inammissibile: i termini per l’impugnazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della sua presentazione oltre i termini di legge. L’ordinanza sottolinea la perentorietà dei termini per impugnare una sentenza penale, anche considerando le possibili proroghe, e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione è stata presa ‘de plano’ data l’evidenza della tardività.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Trappola dei Termini Perentori nel Processo Penale

Nel labirinto delle procedure legali, i termini rappresentano un elemento cruciale. Rispettarli non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la validità degli atti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la tardività nella presentazione di un’istanza possa portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, precludendo ogni possibilità di discussione nel merito. Questo caso evidenzia l’importanza di una gestione attenta e precisa delle scadenze processuali.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Torino, emessa il 16 gennaio 2025. La motivazione della sentenza veniva depositata due giorni dopo, il 18 gennaio 2025. Da questa data iniziava a decorrere il termine per proporre l’impugnazione davanti alla Corte di Cassazione.

Secondo la legge, il termine ordinario per presentare ricorso era di 30 giorni. Tuttavia, la difesa del ricorrente ha depositato l’atto di impugnazione solo il 20 marzo 2025, ben oltre la scadenza prevista.

La Decisione della Corte e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una procedura snella detta de plano, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un calcolo matematico e inappellabile dei termini processuali. La Corte ha stabilito che l’atto era stato depositato ‘fuori termine’, ovvero dopo la scadenza perentoria fissata dalla legge.

Oltre a respingere il ricorso, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista proprio per i casi di inammissibilità dell’impugnazione.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione dell’ordinanza è lapidaria e si concentra interamente sulla questione procedurale del rispetto dei termini. I giudici hanno ricostruito il calendario processuale con estrema precisione. A fronte di una sentenza depositata il 18 gennaio 2025, il termine di 30 giorni per l’impugnazione scadeva il 3 marzo 2025.

La Corte ha anche considerato l’ipotesi di applicare l’estensione di 15 giorni prevista dall’articolo 585, comma 1-bis, del codice di procedura penale. Anche in questo scenario più favorevole, il termine ultimo sarebbe scaduto il 17 marzo 2025. Poiché il ricorso è stato depositato il 20 marzo 2025, risultava comunque tardivo.

In un passaggio aggiuntivo, quasi a rafforzare la decisione, la Corte ha osservato che, anche se il ricorso fosse stato tempestivo, presentava comunque profili di criticità, essendo basato su motivi generici ed estranei a quelli discussi nel precedente grado di giudizio. Questa considerazione, sebbene non decisiva, sottolinea un’ulteriore debolezza dell’atto difensivo.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: i termini sono perentori e il loro mancato rispetto ha conseguenze irreversibili. Un ricorso inammissibile non viene esaminato nel merito, il che significa che le ragioni sostanziali dell’imputato, per quanto valide possano essere, non verranno mai discusse. La decisione impugnata diventa definitiva, con tutte le sue conseguenze.

Per il cittadino e per l’avvocato, questo caso serve da monito: la massima attenzione alle scadenze procedurali è tanto importante quanto la preparazione di una solida difesa nel merito. Un errore di calcolo o una negligenza nel deposito possono vanificare l’intero percorso processuale e comportare, come in questo caso, anche un onere economico aggiuntivo.

Cosa succede se un ricorso viene depositato oltre il termine previsto dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che i giudici non esamineranno il caso nel merito, la sentenza precedente diventerà definitiva e il ricorrente sarà condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Come sono stati calcolati i termini in questo caso specifico?
Dalla data di deposito della sentenza (18/01/2025), il termine di 30 giorni scadeva il 3 marzo 2025. La Corte ha verificato che anche applicando una potenziale proroga di 15 giorni, la scadenza ultima sarebbe stata il 17 marzo 2025. Il deposito, avvenuto il 20 marzo 2025, era quindi inequivocabilmente tardivo.

Cosa significa che la Corte ha deciso ‘de plano’?
Significa che la decisione è stata presa sulla base dei soli atti scritti, senza la necessità di un’udienza formale. Questa procedura semplificata viene utilizzata quando l’inammissibilità del ricorso è talmente evidente, come nel caso di un deposito fuori termine, da non richiedere alcuna discussione tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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