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Ricorso inammissibile: i termini per l’impugnazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché presentato oltre i termini di legge. L’ordinanza analizza il calcolo del termine perentorio per l’impugnazione di una sentenza emessa in un processo in absentia, sommando il termine ordinario di 45 giorni a quello aggiuntivo di 15 giorni. La manifesta intempestività ha portato alla declaratoria di inammissibilità e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Importanza dei Termini nel Processo Penale

L’ordinanza in commento della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale: il rispetto dei termini perentori per le impugnazioni. Un errore nel calcolo o un ritardo nel deposito possono portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, vanificando ogni possibilità di riesame della decisione. Questo caso specifico offre un chiaro esempio di come la Suprema Corte gestisce la manifesta intempestività di un ricorso.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. La sentenza era stata emessa il 7 giugno 2023 e il giudice si era riservato un termine di 90 giorni per il deposito delle motivazioni, scaduto il 5 settembre 2023.

Secondo l’art. 585 del codice di procedura penale, il termine per proporre ricorso è di 45 giorni. Tale termine, nel caso di specie, sarebbe quindi scaduto il 20 ottobre 2023. Tuttavia, il procedimento si era svolto in absentia, ovvero in assenza dell’imputato. Questa circostanza fa scattare l’applicazione del comma 1-bis dello stesso articolo, che concede un ulteriore termine di 15 giorni. Di conseguenza, la scadenza ultima per la presentazione del ricorso era fissata per il 4 novembre 2023.

Il ricorso, invece, è stato trasmesso alla cancelleria del giudice competente solo in data 11 novembre 2023, ben oltre il termine ultimo consentito dalla legge.

La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, rilevata la tardività del deposito, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione è stata adottata con una procedura semplificata, cosiddetta de plano, ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa procedura è prevista per i casi in cui l’inammissibilità è palese e oggettiva, come appunto nel caso di manifesta intempestività, e non richiede la convocazione di un’udienza formale.

Oltre alla declaratoria di inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, in assenza di elementi che potessero escludere la colpa del ricorrente nella causazione dell’inammissibilità, lo ha condannato al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni dell’ordinanza sono lineari e si fondano su un calcolo matematico dei termini. La Corte ha ricostruito con precisione il dies a quo (il giorno da cui inizia a decorrere il termine) e il dies ad quem (il giorno finale). Ha sottolineato come il termine di 45 giorni previsto dall’art. 585, comma 1, lett. c), dovesse essere necessariamente sommato al termine aggiuntivo di 15 giorni previsto dal comma 1-bis per i processi in absentia. La somma di questi periodi portava inequivocabilmente la scadenza al 4 novembre 2023. Il deposito del ricorso, avvenuto l’11 novembre 2023, era pertanto palesemente tardivo, integrando un vizio oggettivo di “manifesta intempestività” che non lasciava spazio a interpretazioni diverse.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: la perentorietà dei termini. Il mancato rispetto delle scadenze fissate dalla legge per compiere un atto processuale comporta la decadenza dal diritto di compierlo, con conseguenze irreversibili per la parte. In materia di impugnazioni, ciò significa la perdita della possibilità di far valere le proprie ragioni davanti a un giudice superiore. Il caso evidenzia come la negligenza o l’errore nel calcolo dei termini processuali non sia scusabile e conduca, oltre alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, anche a sanzioni economiche a carico del ricorrente. Per gli operatori del diritto, questa ordinanza è un monito sull’importanza di una gestione attenta e scrupolosa delle scadenze processuali.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per intempestività, poiché è stato depositato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge.

Come è stato calcolato il termine finale per presentare il ricorso?
Il termine è stato calcolato sommando il termine ordinario di 45 giorni (dalla scadenza del deposito delle motivazioni della sentenza) con un termine aggiuntivo di 15 giorni, previsto specificamente per i casi in cui il processo si è svolto in absentia.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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