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Ricorso inammissibile: i termini per l’impugnazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché presentato oltre il termine di quindici giorni previsto per l’impugnazione di un’ordinanza emessa in camera di consiglio. La decisione sottolinea l’importanza del rispetto perentorio dei termini processuali e condanna la parte ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: l’importanza cruciale dei termini per l’impugnazione

Nel labirinto delle procedure legali, i termini processuali rappresentano dei veri e propri pilastri. Il loro mancato rispetto può avere conseguenze drastiche, come la dichiarazione di un ricorso inammissibile, che impedisce al giudice di esaminare la questione nel merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la tardività nella presentazione di un’impugnazione possa vanificare le ragioni di una parte, portando a conseguenze economiche significative.

I Fatti del Caso: Un Appello Presentato Fuori Termine

Il caso in esame ha origine da un ricorso presentato avverso un’ordinanza emessa dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria. Il provvedimento impugnato era stato regolarmente notificato alla parte interessata in data 30 settembre. Tuttavia, il ricorso per Cassazione è stato depositato solo il 30 ottobre dello stesso anno, ovvero ben oltre il limite temporale stabilito dalla legge.

Analisi del ricorso inammissibile da parte della Corte

La Suprema Corte, investita della questione, non ha potuto fare altro che constatare la tardività dell’atto. L’analisi dei giudici è stata puramente procedurale e si è concentrata sul calcolo dei giorni intercorsi tra la notifica del provvedimento e la presentazione del gravame. Questo controllo preliminare è fondamentale in ogni giudizio di impugnazione e precede qualsiasi valutazione sul contenuto delle doglianze.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione alla base della decisione è netta e inequivocabile: il ricorso è intempestivo. La Corte ha evidenziato che per l’impugnazione dei provvedimenti emessi in camera di consiglio, come nel caso di specie, la legge prevede un termine di quindici giorni. Poiché l’ordinanza era stata notificata il 30 settembre, il ricorso avrebbe dovuto essere presentato entro il 15 ottobre. Essendo stato depositato il 30 ottobre, il termine è stato superato, rendendo il ricorso irricevibile. La perentorietà dei termini processuali non ammette deroghe, se non in casi eccezionali e specificamente previsti, che qui non ricorrevano. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, senza alcuna possibilità di discutere le ragioni di merito che lo sostenevano.

Le Conclusioni: Le Conseguenze dell’Inammissibilità

Le implicazioni pratiche di tale declaratoria sono severe. La Corte non solo ha dichiarato il ricorso inammissibile, ma ha anche condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali. In aggiunta, è stata disposta la condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende. Questa sanzione pecuniaria è prevista proprio per i casi di inammissibilità del ricorso, con lo scopo di disincentivare impugnazioni avventate o dilatorie. La vicenda ribadisce una lezione fondamentale: nel diritto, il rispetto delle forme e dei tempi è tanto importante quanto la sostanza delle proprie ragioni.

Qual è il termine per impugnare un’ordinanza emessa in camera di consiglio?
Secondo quanto emerge dalla decisione, il termine previsto per l’impugnazione del provvedimento emesso in camera di consiglio è di quindici giorni.

Cosa succede se un ricorso viene presentato dopo la scadenza del termine?
Se un ricorso viene presentato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge, viene dichiarato inammissibile per intempestività, il che impedisce al giudice di esaminarlo nel merito.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende, che nel caso specifico è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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