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Ricorso inammissibile: i motivi non specifici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati erano una mera ripetizione di quelli già respinti in appello, senza una critica specifica alla sentenza impugnata. Il caso riguardava una condanna per un’infrazione al Codice della Strada. La decisione sottolinea l’importanza di formulare impugnazioni che si confrontino puntualmente con le motivazioni del giudice, pena la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando la critica generica non basta

Presentare un’impugnazione è un’arte giuridica che richiede precisione e specificità. Non è sufficiente esprimere un generico dissenso verso una sentenza; è necessario costruire una critica argomentata che smonti punto per punto le fondamenta della decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la mancanza di questo confronto puntuale porti a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguenze negative per l’imputato. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto ribaditi dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di primo grado, con cui un imputato veniva ritenuto colpevole per una violazione prevista dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada. La pena inflitta era di sei mesi di arresto e 2.500 euro di ammenda.

La sentenza veniva confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, proponeva tramite il suo difensore ricorso per cassazione, affidandosi a tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente lamentava principalmente:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale.
2. Mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, sempre per violazione di legge e difetto di motivazione.
3. Omesso accoglimento della richiesta di sostituzione della pena detentiva con quella pecuniaria, ancora una volta per vizi di motivazione e di legge.

La Decisione della Corte: Il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, esaminati i motivi, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del diritto processuale penale: la funzione tipica dell’impugnazione è quella della critica argomentata e specifica al provvedimento che si contesta.

La Corte ha osservato che il primo e il terzo motivo di ricorso non facevano altro che reiterare le medesime considerazioni critiche già espresse nell’atto di appello, senza confrontarsi in modo specifico con le argomentazioni logiche e congrue fornite dalla Corte territoriale per respingere quelle stesse doglianze. In altre parole, l’atto di ricorso era una copia di quello precedente, ignorando completamente la motivazione della sentenza d’appello.

Anche il secondo motivo, relativo alle attenuanti generiche, è stato ritenuto inammissibile. La Corte ha stabilito che la motivazione della Corte d’Appello sul punto era logica, coerente e priva di vizi, e come tale non poteva essere messa in discussione in sede di legittimità, dove non è possibile un riesame del merito dei fatti.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è un vero e proprio vademecum su come redigere un atto di impugnazione. I giudici hanno ribadito che, ai sensi degli artt. 581 e 591 del codice di procedura penale, i motivi di ricorso devono indicare specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono la richiesta. Il contenuto essenziale dell’atto è il confronto puntuale con le argomentazioni del provvedimento impugnato. Se il ricorso si limita a riproporre le stesse lamentele già respinte nel grado precedente, senza criticare le ragioni addotte dal secondo giudice, viene meno la sua stessa funzione. Diventa un atto sterile, destinato inevitabilmente all’inammissibilità.

La Corte ha citato la propria giurisprudenza consolidata, secondo cui è inammissibile il ricorso per cassazione che riproduce e reitera gli stessi motivi già motivatamente respinti in secondo grado, limitandosi a lamentare una presunta carenza o illogicità della motivazione in maniera generica.

Conclusioni

Questa ordinanza evidenzia una lezione fondamentale per ogni operatore del diritto: l’impugnazione non è una formalità, ma un dialogo critico con la decisione del giudice. La pigrizia intellettuale di riproporre argomenti già vagliati e respinti, senza affrontare le nuove motivazioni, è un errore procedurale grave.

Le conseguenze pratiche per il cliente sono severe: non solo il ricorso viene respinto senza un esame nel merito, ma l’imputato viene anche condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie ammontava a 3.000 euro. La condanna, a quel punto, diventa definitiva. Pertanto, la redazione di un ricorso efficace richiede uno studio approfondito della sentenza impugnata e la costruzione di argomenti nuovi e specifici, capaci di incrinarne la logica giuridica.

Perché un ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati si limitavano a ripetere le stesse critiche già formulate nell’atto di appello, senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni con cui la Corte d’Appello aveva respinto tali critiche.

Cosa significa che un motivo di ricorso non si ‘confronta’ con la motivazione della sentenza impugnata?
Significa che il ricorso non analizza né contesta puntualmente le ragioni di fatto e di diritto esposte dal giudice nella sentenza che si sta impugnando, ma si limita a riproporre in modo generico le proprie tesi difensive, ignorando la logica del provvedimento contestato.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Le conseguenze sono la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende (in questo caso, 3.000 euro). Inoltre, la sentenza di condanna impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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