Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 24372 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 24372 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 19/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a MARINO il 29/04/1967
avverso l’ordinanza del 06/03/2025 del TRIBUNALE di LATINA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Visti gli atti.
Esaminati il ricorso e la ordinanza impugnata.
che il ricorso di NOME COGNOME è manifestamente infondato;
Rilevato infatti, che il provvedimento impugnato, in puntuale applicazione
Considerato, dei principi in materia di continuazione come declinati dalla giurisprudenza di
legittimità, ha ineccepibilmente osservato che osta al riconoscimento – anche parziale – della continuazione tra i reati indicati nell’istanza, con rilievo decisivo
l’assenza di circostanze da cui desumere che il predetto, sin dalla consumazione del primo reato, avesse programmato, sia pure nelle linee generali richieste
dall’art. 81, secondo comma, cod. pen., anche tutti quelli successivi, tenuto conto della notevole distanza temporale intercorsa tra di essi, delle differenti modalità
esecutive e dei diversi oggetti e luoghi di commissione degli stessi. In tale contesto i reati commessi sono riconducibili ad autonome risoluzioni criminose ed
espressione di una pervicace volontà criminale non meritevole dell’applicazione di
istituti di favore;
Considerato che le censure del ricorrente, oltre ad essere generiche, sollecitano una lettura alternativa del compendio probatorio tratto dalle sentenze in esecuzione da sovrapporre a quella, non manifestamente illogica, del giudice dell’esecuzione;
Ritenuto che deve essere dichiarata l’inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in mancanza di elementi atti a escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila alla Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, il 19 giugno 2025.