Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 28216 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 28216 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 17/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a MIRANDOLA il 07/05/1987
avverso la sentenza del 09/10/2024 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME
ritenuto che l’unico motivo di ricorso, con cui si contesta vizio di motivazione
in ordine all’affermazione di responsabilità per il reato di indebito utilizzo di carte di credito, risulta reiterativo di profili di censura già prospettati in appello e g
adeguatamente esaminati e disattesi dalla Corte territoriale, così che essi si mostrano privi di specificità e soltanto apparenti, in quanto eludono un effettivo
confronto con la complessità delle argomentazioni poste a base della decisione e di assolvere la tipica funzione di una critica argomentata avverso la sentenza
oggetto di ricorso (si vedano le pagg. 2 e 3);
rilevato che, inoltre, solo formalmente con la suddetta doglianza è stato
denunciato un vizio riconducibile all’art. 606, comma 1, lett. e, cod. proc pen., mentre, in realtà, si contesta il risultato probatorio cui sono pervenuti i giudici di
merito, con valutazione aderente alle risultanze processuali, finendo così per prefigurare una rivalutazione e un diverso giudizio di rilevanza di quest’ultime,
preclusi al sindacato dinanzi a questa Corte, essendo il controllo di legittimità finalizzato, per espressa volontà del legislatore, a riscontrare l’esistenza di un logico apparato argomentativo, senza possibilità di verifica della rispondenza della motivazione alle acquisizioni processuali (Sez. U, n. 47289 del 24/09/2003, COGNOME, Rv. 226074);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, il 17 giugno 2025.