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Ricorso inammissibile: i limiti del patteggiamento

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza di patteggiamento. La Corte ha chiarito che i motivi di ricorso sono tassativi e non includono la valutazione sulla congruità della pena o la mancata considerazione di un’assoluzione. L’inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando il Patteggiamento Non Si Può Più Discutere

Il patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta, è uno strumento processuale che consente di definire un procedimento penale in modo rapido. Ma cosa succede se, dopo aver raggiunto l’accordo, l’imputato ha dei ripensamenti? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili per l’impugnazione di una sentenza di patteggiamento, evidenziando come un ricorso inammissibile possa avere conseguenze economiche significative.

Il Caso: Dal Patteggiamento al Ricorso in Cassazione

Un imputato, dopo aver patteggiato una pena per reati di lesioni personali aggravate, ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. I motivi sollevati erano principalmente due:

1. La presunta violazione dell’art. 129 del codice di procedura penale, sostenendo che il giudice avrebbe dovuto pronunciare una sentenza di proscioglimento invece di ratificare il patteggiamento.
2. La violazione dell’art. 133 del codice penale, lamentando un’errata valutazione da parte del giudice degli elementi per la commisurazione della pena, ritenuta eccessiva.

In sostanza, l’imputato cercava di rimettere in discussione nel merito una decisione che aveva precedentemente concordato.

I Limiti del Patteggiamento e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro sistema processuale penale, codificato nell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che una sentenza di patteggiamento può essere impugnata solo per motivi molto specifici, che non includono quelli sollevati dal ricorrente.

I Motivi Ammessi per l’Impugnazione

L’appello contro un patteggiamento è consentito esclusivamente per:

* Vizi della volontà: Se il consenso dell’imputato non è stato espresso liberamente.
* Difetto di correlazione: Se c’è una discrepanza tra la richiesta di patteggiamento e la sentenza del giudice.
* Errata qualificazione giuridica: Se il fatto è stato classificato come un reato diverso da quello corretto.
* Illegalità della pena: Se la sanzione applicata non è prevista dalla legge, o supera i limiti massimi, o è di specie diversa da quella legale.

La Differenza tra Illegalità e Commisurazione della Pena

La Corte ha ribadito una distinzione fondamentale: un conto è l’illegalità della pena, un altro è la sua commisurazione. Il ricorso è ammesso solo nel primo caso. Lamentarsi che la pena sia ‘troppo alta’ ma comunque entro i limiti di legge rientra nella ‘commisurazione’ (art. 133 c.p.) e non può essere motivo di ricorso contro un patteggiamento. Allo stesso modo, non è possibile contestare in Cassazione la mancata assoluzione (art. 129 c.p.p.), poiché la scelta del patteggiamento implica una rinuncia a far valere tali argomenti in un dibattimento.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte sono state nette e proceduralmente rigorose. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi addotti non rientravano in alcuna delle ipotesi tassativamente previste dalla legge. La giurisprudenza citata nell’ordinanza conferma che la valutazione sulla congruità della pena o sul bilanciamento delle circostanze, così come la potenziale esistenza di cause di proscioglimento, sono questioni che esulano dal perimetro del sindacato di legittimità su una sentenza di patteggiamento. La scelta di questo rito speciale comporta l’accettazione della pena concordata e la rinuncia a un accertamento completo dei fatti.

Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza il principio della stabilità delle sentenze di patteggiamento. La decisione della Cassazione serve da monito: la via del patteggiamento, una volta intrapresa, preclude la possibilità di ripensamenti basati su valutazioni di merito. Un ricorso inammissibile non solo non porta a nessun risultato utile, ma determina anche conseguenze economiche negative per il ricorrente. In questo caso, oltre al pagamento delle spese processuali, l’imputato è stato condannato a versare una somma di 4.000 euro alla Cassa delle ammende, a causa della palese infondatezza e colpa nell’aver proposto l’impugnazione. La scelta di patteggiare deve essere, quindi, ponderata e consapevole delle sue limitate vie di impugnazione.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento perché si ritiene la pena troppo alta?
No, non è possibile. Il ricorso è inammissibile se contesta la misura della pena (la sua commisurazione), mentre è ammesso solo se ne contesta l’illegalità, ovvero se la sanzione applicata non è prevista dalla legge o supera i limiti massimi consentiti.

Se dopo aver patteggiato si ritiene che ci fossero le condizioni per un’assoluzione, si può fare ricorso?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che tra i motivi di ricorso contro una sentenza di patteggiamento non rientra l’omessa valutazione da parte del giudice delle condizioni per una sentenza di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale.

Cosa succede se si presenta un ricorso inammissibile contro una sentenza di patteggiamento?
In caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, tale somma è stata quantificata in 4.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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