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Ricorso inammissibile: i limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un detenuto riguardo i rimedi risarcitori per le condizioni carcerarie. La Corte ha stabilito che il ricorso era volto a una nuova valutazione dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità, e le doglianze erano generiche e contestative. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non Riesamina i Fatti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come funziona il giudizio di legittimità e delinea i confini entro cui un’impugnazione può essere valutata dalla Corte di Cassazione. Il caso riguarda un ricorso inammissibile presentato contro una decisione del Tribunale di sorveglianza, e la pronuncia della Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: la Cassazione non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un organo di controllo sulla corretta applicazione del diritto.

I Fatti del Caso

Un detenuto, in regime di espiazione di una pena detentiva grave e sottoposto a un regime speciale, aveva presentato un reclamo per ottenere un risarcimento a causa delle presunte inadeguate condizioni di detenzione, ai sensi dell’art. 35-ter dell’ordinamento penitenziario. La sua richiesta era stata inizialmente respinta dal Magistrato di sorveglianza e, successivamente, anche dal Tribunale di sorveglianza in sede di reclamo.

Contro quest’ultima decisione, il detenuto ha proposto ricorso per cassazione, lamentando contraddittorietà e illogicità nella motivazione del provvedimento impugnato, con particolare riferimento a una memoria difensiva depositata in precedenza.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concetto di ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle condizioni di detenzione, ma si concentra esclusivamente sulla struttura e sulla natura dei motivi di ricorso presentati dalla difesa. La Corte ha stabilito che le argomentazioni del ricorrente non erano ammissibili in quella sede, portando alla condanna dello stesso al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro a favore della cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Pronuncia

Le motivazioni della Corte si basano su principi procedurali consolidati. In primo luogo, il ricorso è stato giudicato interamente volto a provocare una nuova valutazione in fatto, un’attività preclusa alla Corte di Cassazione, che è giudice di legittimità e non di merito. Le doglianze sollevate sono state ritenute generiche, contestative e non idonee a evidenziare vizi logici o giuridici nel provvedimento del Tribunale di sorveglianza.

Il Tribunale, infatti, aveva chiarito analiticamente i motivi per cui il reclamo era stato rigettato, specificando che le censure si concentravano su un periodo di detenzione per cui l’istanza era già stata respinta, mentre non erano state mosse critiche specifiche per il periodo in cui era stato dichiarato il non luogo a provvedere. Inoltre, una specifica doglianza, relativa alla disponibilità di acqua calda solo nelle docce comuni, è stata dichiarata inammissibile perché sollevata per la prima volta in sede di impugnazione, in violazione del principio secondo cui non si possono introdurre nuove questioni nel giudizio di Cassazione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione riafferma con forza un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione deve basarsi su vizi di legittimità (violazione di legge o vizi di motivazione palesi e manifesti) e non può trasformarsi in un tentativo di ottenere un terzo giudizio di merito. Chi intende impugnare una decisione davanti alla Suprema Corte deve confrontarsi in modo specifico e puntuale con le argomentazioni del giudice precedente, evidenziando errori di diritto e non semplici divergenze sulla valutazione dei fatti. La presentazione di un ricorso inammissibile, basato su censure generiche o contestative, non solo non produce alcun risultato utile, ma comporta anche conseguenze economiche negative per il ricorrente, come la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era interamente volto a ottenere una nuova valutazione dei fatti, un’operazione non consentita alla Corte di Cassazione, che è giudice di legittimità e non di merito.

È possibile introdurre nuove lamentele o questioni per la prima volta nel ricorso in Cassazione?
No, non è possibile. La Corte ha infatti dichiarato inammissibile la doglianza relativa alla presenza di acqua calda solo nelle docce comuni proprio perché era stata prospettata per la prima volta in sede di impugnazione e non nei gradi di giudizio precedenti.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità del ricorso comporta, per legge (ex lege), la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende, che in questo caso è stata quantificata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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