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Ricorso inammissibile: genericità e sanzioni

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché i motivi di appello sono stati ritenuti generici e privi di una critica specifica alla sentenza impugnata. La decisione evidenzia che la mancanza di un confronto puntuale con le argomentazioni del giudice di merito rende l’impugnazione inefficace. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro, confermando la severità delle conseguenze per un ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Conseguenze e Sanzioni Secondo la Cassazione

L’impugnazione di una sentenza è un diritto fondamentale, ma deve essere esercitato secondo precise regole. Un ricorso inammissibile non solo impedisce al giudice di esaminare il caso nel merito, ma può comportare serie conseguenze economiche per chi lo propone. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ce lo ricorda, delineando i contorni della genericità dei motivi come causa di inammissibilità e le relative sanzioni.

I fatti del caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro, che aveva confermato una condanna del Tribunale di Crotone. La condanna riguardava un reato previsto dall’articolo 95 del DPR 115/2002 (Testo Unico sulle spese di giustizia). Il ricorrente, ritenendo la decisione ingiusta, ha lamentato una violazione di legge e un vizio motivazionale in relazione all’affermazione della sua responsabilità penale.

I motivi del ricorso inammissibile secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Secondo i giudici, i motivi presentati erano caratterizzati da una profonda genericità. Il ricorrente, infatti, non aveva sviluppato una critica specifica e puntuale contro le argomentazioni della sentenza impugnata.

La Corte ha sottolineato che un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere un confronto diretto con la decisione che si contesta, evidenziandone le presunte falle logiche o giuridiche. In questo caso, mancava una “analisi censoria” degli argomenti che avevano fondato il giudizio di responsabilità, rendendo l’impugnazione un mero atto di dissenso, privo della necessaria struttura tecnica richiesta dalla legge.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un principio consolidato in giurisprudenza. Il ragionamento del giudice di secondo grado è stato ritenuto coerente con le risultanze processuali e privo di evidenti illogicità o contraddizioni. Un ricorso in Cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di merito o a contestare genericamente la valutazione delle prove. Deve, invece, individuare con precisione il vizio della sentenza. Poiché i motivi del ricorrente erano vaghi e non strutturati come una critica circostanziata, sono stati giudicati inidonei a superare il vaglio di ammissibilità.

Le conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha attivato l’applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, quando un ricorso è inammissibile e non vi è prova di un’assenza di colpa da parte del ricorrente, quest’ultimo deve essere condannato a pagare non solo le spese del procedimento, ma anche una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende. In questo caso specifico, la Corte ha quantificato tale sanzione in tremila euro. Questa decisione ribadisce un importante monito: l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con serietà e competenza tecnica, poiché un’impugnazione superficiale o temeraria comporta costi significativi.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, non si confrontavano criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata e mancavano di un’analisi specifica degli elementi che avevano fondato il giudizio di responsabilità.

Qual era il reato per cui il ricorrente era stato condannato?
Il ricorrente era stato condannato per il reato previsto dall’articolo 95 del DPR 115/2002, che rientra nel Testo Unico sulle spese di giustizia.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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