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Ricorso inammissibile: genericità e Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile a causa della sua assoluta genericità. L’appellante aveva denunciato una violazione di legge e un vizio di motivazione senza però argomentare le proprie critiche, limitandosi a una mera enunciazione. Di conseguenza, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Cara in Cassazione

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’Ordinanza n. 6713/2024, offre un importante monito sull’importanza della specificità e dell’argomentazione negli atti giudiziari. La Suprema Corte ha dichiarato un ricorso inammissibile per la sua assoluta genericità, condannando il ricorrente a conseguenze economiche significative. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: non basta lamentare un vizio, è necessario dimostrarlo con precisione.

I Fatti del Processo

La vicenda trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. L’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di portare il caso davanti alla Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, per contestare la decisione dei giudici di merito.

L’Unico Motivo di Ricorso: un’Enunciazione senza Argomenti

Il ricorso si fondava su un unico motivo: la presunta “violazione di legge nonché la mancanza e apparenza della motivazione” della sentenza impugnata. Si tratta di un vizio classico, spesso invocato davanti alla Suprema Corte. Tuttavia, il problema non risiedeva nel tipo di vizio denunciato, ma nel modo in cui è stato presentato. Il ricorrente si è limitato a enunciare tale motivo, senza fornire alcun supporto argomentativo. Non ha indicato quali fossero le incongruenze, le lacune o i profili critici specifici della motivazione della Corte d’Appello. In pratica, ha lanciato un’accusa senza spiegarne le ragioni.

La Decisione della Cassazione e il concetto di ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le doglianze del ricorrente. Il collegio ha qualificato il motivo di ricorso come affetto da “assoluta genericità e manifesta infondatezza”. La decisione sottolinea una distinzione cruciale: un conto è “enunciare” un vizio, un altro è “argomentarlo”. Per la Corte, il ricorso non superava la soglia minima per poter essere esaminato nel merito. Di conseguenza, è stato dichiarato un ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Corte

Nella sua sintetica ma chiarissima motivazione, la Suprema Corte ha spiegato che un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e puntuale alla decisione che si contesta. Il giudice di legittimità non può e non deve ricercare autonomamente le ragioni del ricorrente. È onere di chi impugna un provvedimento indicare con precisione dove e perché il giudice precedente avrebbe sbagliato. La mancanza di questa specificità rende il motivo di ricorso vago, generico e, pertanto, inidoneo a innescare una valutazione di merito. Questa rigidità formale non è un mero puntiglio procedurale, ma una garanzia di serietà e funzionalità del sistema giudiziario, che evita alla Corte di Cassazione di dover esaminare impugnazioni esplorative o pretestuose.

Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche della Decisione

Le implicazioni di questa ordinanza sono chiare e severe. La dichiarazione di inammissibilità ha comportato due conseguenze economiche dirette per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria ha una funzione dissuasiva, volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o redatti in modo negligente. La lezione è perentoria: nel processo, e in particolare davanti alla Corte di Cassazione, la forma è sostanza. Un’impugnazione deve essere un atto chirurgico, capace di individuare con precisione i vizi del provvedimento e di argomentarli con logica e coerenza. In caso contrario, il risultato non sarà solo il rigetto, ma anche una pesante sanzione economica.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per “assoluta genericità e manifesta infondatezza”, poiché il ricorrente si è limitato a enunciare un motivo di impugnazione (violazione di legge e vizio di motivazione) senza argomentarlo né indicare specifiche incongruenze o critiche alla sentenza impugnata.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

Cosa significa che il vizio è stato “meramente enunciato e non argomentato”?
Significa che il ricorrente ha solo menzionato il tipo di errore che, a suo dire, inficiava la sentenza (l’enunciazione), ma non ha fornito alcuna spiegazione, analisi o critica concreta per dimostrare l’effettiva esistenza di tale errore (l’argomentazione).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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