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Ricorso inammissibile e sanzione: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello. A seguito di questa decisione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. Il provvedimento evidenzia le conseguenze procedurali ed economiche di un’impugnazione che non rispetta i requisiti di legge.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Condanna al Pagamento di Spese e Sanzione

L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso inammissibile. Con una decisione netta e concisa, la Suprema Corte non solo ha rigettato l’impugnazione, ma ha anche condannato il ricorrente a significative sanzioni economiche. Questo caso sottolinea l’importanza di rispettare rigorosamente i requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge per adire il giudice di legittimità.

I Fatti del Caso

Un soggetto proponeva ricorso per cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Lecce nel marzo 2024. Il ricorso era finalizzato a ottenere l’annullamento o la riforma della decisione di secondo grado. La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, incaricata di un primo vaglio di ammissibilità, ha esaminato l’atto di impugnazione.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Corte Suprema, dopo aver dato avviso alle parti e ascoltato la relazione del Consigliere designato, ha emesso un’ordinanza che chiude definitivamente la vicenda processuale. La decisione è stata drastica: il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Questa declaratoria ha comportato due conseguenze economiche dirette per il ricorrente:
1. La condanna al pagamento di tutte le spese processuali sostenute.
2. Il versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione pecuniaria per aver intrapreso un’azione giudiziaria priva dei presupposti di legge.

Le Motivazioni

Sebbene l’ordinanza non entri nel dettaglio delle specifiche ragioni che hanno portato alla decisione, una declaratoria di ricorso inammissibile da parte della Cassazione è tipicamente legata a vizi procedurali o sostanziali. Tra le cause più comuni vi sono la presentazione del ricorso fuori termine, la mancanza di motivi specifici di impugnazione consentiti dalla legge (come la violazione di legge o il vizio di motivazione), o la proposizione di censure che mirano a una rivalutazione dei fatti, non permessa in sede di legittimità. La condanna alla sanzione pecuniaria, oltre alle spese, ha una funzione dissuasiva: scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame rappresenta un importante monito per chi intende impugnare una sentenza davanti alla Corte di Cassazione. Evidenzia come un ricorso inammissibile non sia solo un’azione destinata al fallimento, ma comporti anche conseguenze economiche tangibili. È fondamentale, quindi, che l’assistenza legale valuti con estrema attenzione la sussistenza dei presupposti per un’impugnazione di legittimità, per evitare di esporre il proprio assistito a condanne pecuniarie che si aggiungono alle spese legali del processo.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte non esamina il merito della questione perché l’impugnazione non rispetta i requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge, chiudendo di fatto il processo.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in questo caso?
Il ricorrente è stato condannato a pagare sia le spese del processo sia una sanzione aggiuntiva di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Perché è stata applicata una sanzione pecuniaria oltre al pagamento delle spese?
La sanzione pecuniaria viene applicata per scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari o palesemente infondati, che causano un inutile dispendio di risorse per il sistema giudiziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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