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Ricorso inammissibile e limiti del concordato in appello

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza di concordato in appello. La Corte ha ribadito che, una volta accettato l’accordo sulla pena, l’imputato rinuncia a far valere motivi come la mancata concessione di attenuanti, rendendo il successivo ricorso su tali punti non consentito e, di conseguenza, inammissibile.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione sui Limiti del Concordato in Appello

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata sulla questione del ricorso inammissibile presentato contro una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’, noto anche come patteggiamento in secondo grado. La decisione chiarisce in modo netto quali sono i confini dell’impugnazione in questi casi, sottolineando il valore della rinuncia ai motivi che l’accordo stesso implica. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un ricorso presentato dal difensore di un imputato avverso una sentenza della Corte di Appello di Napoli. In secondo grado, le parti avevano raggiunto un accordo sulla pena ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. La Corte di Appello, preso atto della rinuncia ai motivi sulla responsabilità, aveva quindi applicato la pena concordata.

Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, lamentando una specifica violazione di legge: la mancata concessione delle attenuanti generiche e dell’attenuante del buon comportamento processuale (art. 62 n. 6 cod. pen.). A suo avviso, tali circostanze avrebbero dovuto essere riconosciute dal giudice.

Il Ricorso per Cassazione e il suo esito di ricorso inammissibile

La difesa ha tentato di portare all’attenzione della Suprema Corte una questione relativa alla determinazione della pena, sostenendo che il mancato riconoscimento delle attenuanti costituisse un errore di diritto. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha immediatamente qualificato il ricorso inammissibile, poiché basato su motivi non consentiti dalla legge in questa specifica fattispecie.

La decisione si allinea a un orientamento giurisprudenziale consolidato, che limita fortemente la possibilità di impugnare le sentenze frutto di un accordo sulla pena. La logica del legislatore è quella di dare stabilità a tali accordi, evitando che possano essere messi in discussione su aspetti che si presumono essere stati oggetto di negoziazione e rinuncia tra le parti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Nelle sue motivazioni, il collegio ha riaffermato un principio fondamentale: quando si accede al concordato in appello, si rinuncia implicitamente a far valere gran parte dei motivi di doglianza. La Cassazione ha citato un suo precedente (Sez. 1, n. 944 del 2019) per spiegare che il ricorso contro una sentenza ex art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo per vizi specifici. Questi includono problemi relativi alla formazione della volontà della parte (ad esempio, se il consenso è stato viziato), al consenso del pubblico ministero, o a un contenuto della sentenza difforme dall’accordo pattuito.

Sono invece categoricamente escluse le doglianze relative a motivi rinunciati, come la valutazione delle attenuanti, alla mancata applicazione di una formula di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.), o a vizi nella determinazione della pena, a meno che quest’ultima non sia palesemente illegale (perché fuori dai limiti edittali o di specie diversa da quella prevista dalla legge). Poiché il ricorso dell’imputato si concentrava proprio su motivi rinunciati (le attenuanti), la Corte lo ha dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito per la pratica legale: la scelta di un concordato in appello è una decisione strategica che preclude quasi ogni successiva possibilità di impugnazione. Accettando un accordo sulla pena, l’imputato accetta anche la rinuncia a sollevare questioni che avrebbero potuto essere discusse nel merito. La sentenza rafforza la natura definitiva del concordato, confermandolo come strumento di deflazione del contenzioso la cui stabilità non può essere minata da ripensamenti successivi su aspetti, come le attenuanti, che rientrano a pieno titolo nell’oggetto della negoziazione tra le parti. La via del ricorso resta aperta solo per vizi genetici dell’accordo o per palesi illegalità della pena, un perimetro molto ristretto che impone una valutazione attenta e consapevole prima di accedere a tale istituto.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza di ‘concordato in appello’ per la mancata concessione di attenuanti?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che i motivi relativi alla concessione delle attenuanti si considerano rinunciati con l’accordo sulla pena. Pertanto, un ricorso basato su tale doglianza è inammissibile.

Quali sono i motivi validi per ricorrere contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi che riguardano la formazione della volontà di accedere al concordato, il consenso del pubblico ministero, un contenuto della pronuncia difforme dall’accordo, oppure l’illegalità della sanzione inflitta (ad esempio, se è di tipo diverso da quella prevista o supera i limiti di legge).

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, determinata equitativamente dalla Corte, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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