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Ricorso inammissibile dopo concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato che, dopo aver accettato una rideterminazione della pena in appello (c.d. concordato), ha tentato di contestare la propria responsabilità. La Corte ha stabilito che la rinuncia ai motivi di appello, presupposto del concordato, preclude la possibilità di riproporli in Cassazione, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione e il Concordato in Appello

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: chi accetta un ‘concordato in appello’ non può successivamente impugnare la sentenza per motivi a cui ha già rinunciato. Questa decisione chiarisce i limiti del diritto di impugnazione e le conseguenze di un ricorso inammissibile, offrendo importanti spunti di riflessione sulla strategia processuale.

I Fatti del Caso: dal Reato al Patteggiamento in Appello

Il caso trae origine da una condanna per tentato omicidio e altri reati. In sede di appello, l’imputato, tramite il suo difensore, ha raggiunto un accordo con la Procura Generale per la rideterminazione della pena. Questa procedura, nota come ‘concordato sui motivi di appello’ e disciplinata dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, ha portato la Corte d’Appello a quantificare la pena in sette anni di reclusione. L’accordo prevedeva, come sua condizione essenziale, la rinuncia da parte dell’imputato ai restanti motivi di gravame, concentrando l’attenzione esclusivamente sulla misura della sanzione.

Il Tentativo di Ricorso e la Pronuncia di Inammissibilità

Nonostante l’accordo raggiunto e la rinuncia formalizzata, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, contestando proprio il punto relativo alla sua responsabilità penale. In pratica, ha tentato di riaprire una discussione su questioni che erano state deliberatamente escluse dall’accordo in appello.

La Suprema Corte ha prontamente respinto questa mossa, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una logica giuridica stringente: l’impugnazione era stata presentata in relazione a motivi che erano stati oggetto di esplicita rinuncia.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando la natura stessa del concordato ex art. 599-bis c.p.p. Tale istituto processuale si basa su un patto tra le parti: l’imputato ottiene una pena potenzialmente più favorevole e, in cambio, rinuncia a contestare altri aspetti della sentenza di primo grado. Questa rinuncia è un atto dispositivo che preclude qualsiasi ripensamento.

La Cassazione ha sottolineato che il tentativo di rimettere in discussione la responsabilità rappresenta una violazione diretta di tale patto. Di conseguenza, il ricorso non poteva che essere dichiarato inammissibile. La Corte ha inoltre specificato di aver applicato la procedura semplificata de plano, prevista dall’art. 610, comma 5-bis, c.p.p. (introdotto dalla c.d. Riforma Orlando del 2017), che consente una decisione rapida e senza udienza per questo tipo di inammissibilità manifeste.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, conferma che la scelta del concordato in appello è una decisione strategica definitiva e vincolante. Una volta rinunciato a determinati motivi, non è più possibile riproporli in una fase successiva del giudizio. In secondo luogo, l’ordinanza evidenzia le conseguenze negative di un’impugnazione temeraria. La dichiarazione di inammissibilità ha comportato, per legge, la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una consistente sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 c.p.p., per aver introdotto un ricorso senza fondamento giuridico.

È possibile presentare ricorso in Cassazione per contestare la propria responsabilità dopo aver raggiunto un accordo sulla pena (concordato) in appello?
No. Secondo la Corte, il ricorso è inammissibile se riguarda i motivi di appello ai quali l’imputato ha espressamente rinunciato per ottenere la rideterminazione della pena ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile in questo contesto?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Come viene gestito dalla Corte di Cassazione un ricorso palesemente inammissibile come questo?
La Corte dichiara l’inammissibilità de plano, ovvero con una procedura semplificata senza udienza formale, come stabilito dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, per i casi di ricorsi avverso sentenze emesse a seguito di concordato in appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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