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Ricorso inammissibile detenuto: il caso di Novara

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro un decreto del Giudice di Sorveglianza di Novara. La decisione si fonda sulla genericità delle doglianze e sull’errata applicazione di un precedente provvedimento a una situazione detentiva territorialmente distinta. A seguito della declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questo caso sottolinea l’importanza della specificità e della corretta individuazione della competenza territoriale nei reclami penitenziari.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Detenuto: Analisi di una Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità dei reclami presentati dai detenuti. La pronuncia dichiara il ricorso inammissibile del detenuto per motivi procedurali precisi, ribadendo principi fondamentali in materia di competenza territoriale del Giudice di Sorveglianza e di specificità delle doglianze. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Un detenuto presentava ricorso avverso un decreto emesso dal Giudice di Sorveglianza di Novara. Il reclamo si basava su una situazione oggetto di una precedente ordinanza risalente al 2022. Tuttavia, dalla data di quel provvedimento, il detenuto era stato sottoposto a diversi trasferimenti, che avevano mutato la sua situazione detentiva e, di conseguenza, la competenza territoriale per eventuali reclami. Le lamentele (doglianze) formulate dal ricorrente a sostegno del suo appello sono state ritenute dalla Corte di natura del tutto generica.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, in assenza di ipotesi di esonero, ha disposto il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale. La decisione, quindi, non è entrata nel merito delle richieste del detenuto, ma si è fermata a una valutazione preliminare di ammissibilità, risultata negativa.

Le Motivazioni: la regola della competenza territoriale e la genericità del ricorso inammissibile del detenuto

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri argomentativi.

In primo luogo, viene richiamato un principio consolidato della giurisprudenza (in particolare, Cass. n. 26071/2017), secondo cui il procedimento di cui all’art. 35-bis dell’ordinamento penitenziario non può essere utilizzato per ottenere l’adempimento di un provvedimento che, sebbene emesso dallo stesso Giudice di Sorveglianza, si riferisce a situazioni territorialmente distinte. In altre parole, un’ordinanza relativa a un determinato istituto penitenziario non può essere invocata dopo che il detenuto è stato trasferito altrove, poiché la competenza del Giudice è legata al luogo di detenzione attuale. Il tentativo di applicare una decisione passata a un contesto nuovo e geograficamente diverso è proceduralmente scorretto.

In secondo luogo, la Corte ha qualificato le doglianze difensive come ‘del tutto generiche’. Questo significa che il ricorso mancava di specificità: non individuava in modo chiaro e preciso le violazioni contestate o le richieste avanzate in relazione alla situazione attuale. La genericità è una causa tipica di inammissibilità, poiché non consente al giudice di comprendere appieno l’oggetto della controversia e di pronunciarsi nel merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce l’importanza cruciale della precisione e del rispetto delle regole procedurali nella presentazione dei ricorsi da parte dei detenuti. Le conclusioni pratiche sono chiare: per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, è essenziale che il reclamo sia specifico, dettagliato e fondato su circostanze attuali. Inoltre, è fondamentale rivolgersi all’autorità giudiziaria territorialmente competente in base al luogo di detenzione al momento della presentazione del ricorso. Decisioni come questa servono da monito: un ricorso mal formulato o presentato al giudice sbagliato non solo non produce l’effetto desiderato, ma può anche comportare significative conseguenze economiche per il ricorrente.

Perché il ricorso del detenuto è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente per due motivi: in primo luogo, le lamentele (doglianze) erano formulate in modo del tutto generico; in secondo luogo, il ricorso tentava di far valere un precedente provvedimento relativo a una situazione detentiva territorialmente distinta, violando il principio di competenza territoriale del Giudice di Sorveglianza.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale.

È possibile utilizzare un’ordinanza del Giudice di Sorveglianza anche dopo essere stati trasferiti in un altro carcere?
No. La Corte ha chiarito che un provvedimento emesso da un Giudice di Sorveglianza si riferisce specificamente alla situazione territoriale (cioè al carcere) in cui si trovava il detenuto in quel momento. Non può essere utilizzato per chiedere l’adempimento di quell’ordine in un istituto penitenziario diverso, poiché la competenza segue il luogo di detenzione attuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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