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Ricorso inammissibile contro un’ordinanza interlocutoria

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile presentato da un soggetto avverso un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari. La Corte ha stabilito che il provvedimento impugnato, avendo natura meramente interlocutoria e privo di contenuto decisorio, non è suscettibile di autonoma e diretta impugnazione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Ordinanza del Giudice Non è Impugnabile

La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 5269/2024, ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: non tutti i provvedimenti del giudice sono immediatamente impugnabili. Il caso in esame offre uno spunto prezioso per comprendere quando un ricorso inammissibile può portare non solo a una sconfitta processuale, ma anche a conseguenze economiche per il ricorrente. L’analisi si concentra sulla natura del provvedimento impugnato, distinguendo tra atti decisori e atti meramente interlocutori.

I Fatti alla Base della Decisione

La vicenda trae origine da un ricorso presentato da un imputato contro un’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di Roma, in funzione di giudice dell’esecuzione. L’ordinanza contestata si limitava a disporre la trasmissione di un altro provvedimento al Pubblico Ministero e all’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE). Quest’altro provvedimento aveva revocato una misura sostitutiva della pena detentiva, poiché la pena stessa era stata ricalcolata in aumento a seguito del riconoscimento del ‘vincolo della continuazione’ con altri reati giudicati separatamente. L’imputato, ritenendo lesi i suoi diritti, ha deciso di impugnare tale ordinanza direttamente in Cassazione.

La Gestione del Procedimento e il Rigetto dell’Istanza di Rinvio

Prima di analizzare il merito del ricorso, la Corte ha dovuto affrontare una richiesta preliminare della difesa: un rinvio dell’udienza. La richiesta era motivata dalla presunta mancata comunicazione della data di trattazione del ricorso. La Cassazione ha prontamente respinto l’istanza, chiarendo che il procedimento in questione si svolgeva de plano, ovvero una procedura semplificata che non prevede la celebrazione di un’udienza pubblica e, di conseguenza, non richiede alcuna comunicazione formale alle parti per la trattazione.

Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile

Il cuore della decisione della Suprema Corte risiede nella qualificazione giuridica dell’ordinanza impugnata. I giudici hanno stabilito che il provvedimento del GIP aveva una natura puramente interlocutoria. In altre parole, non decideva nulla sul merito della questione né incideva in modo definitivo sui diritti del condannato. Si trattava, infatti, di un atto meramente esecutivo e ordinatorio, volto a trasmettere un’altra decisione agli uffici competenti per la sua attuazione.

La Corte ha spiegato che, per poter essere oggetto di un ricorso per cassazione, un provvedimento deve possedere un ‘contenuto decisorio’ e un’ ‘attitudine a produrre effetti definitivi’. L’ordinanza in esame era priva di tali caratteristiche, configurandosi come un semplice passaggio procedurale. Pertanto, non era suscettibile di un’autonoma e diretta impugnazione.

Le Conclusioni: Conseguenze e Principio di Diritto

Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Tale declaratoria, ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, può avvenire senza particolari formalità. La decisione comporta due importanti conseguenze per il ricorrente. In primo luogo, la condanna al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, data la palese irritualità dell’impugnazione, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia riafferma un principio cruciale: prima di intraprendere un’azione legale, è essenziale valutare attentamente la natura del provvedimento che si intende contestare, per evitare di incorrere in un’inevitabile dichiarazione di inammissibilità e nelle relative sanzioni economiche.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’ordinanza impugnata non aveva un contenuto decisorio, ma una natura meramente interlocutoria. Si trattava di un atto procedurale di trasmissione di un altro provvedimento, privo della capacità di incidere in modo definitivo sui diritti del ricorrente e quindi non suscettibile di autonoma impugnazione in Cassazione.

Qual è la differenza tra un provvedimento decisorio e uno interlocutorio?
Un provvedimento decisorio risolve, in tutto o in parte, la questione principale del contendere, incidendo sui diritti delle parti. Un provvedimento interlocutorio, invece, regola lo svolgimento del processo senza definire la controversia, come ad esempio un ordine di trasmissione di atti.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, se l’inammissibilità è dovuta a colpa del ricorrente (come nel caso di un’impugnazione palesemente non consentita), il giudice può condannarlo anche al pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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