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Ricorso inammissibile contro giudizio immediato: il caso

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro un decreto di giudizio immediato. L’imputato lamentava l’impossibilità di richiedere un rito alternativo dopo il rigetto di un patteggiamento, a causa dell’astensione del primo giudice. La Corte ha stabilito che il decreto non è autonomamente impugnabile e che tali questioni vanno sollevate nel corso del processo di primo grado.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando non si può contestare il Giudizio Immediato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un importante aspetto procedurale: l’impugnazione del decreto che dispone il giudizio immediato. Il caso esaminato ha portato a dichiarare il ricorso inammissibile, offrendo spunti fondamentali sulla gestione dei riti alternativi e sui rimedi esperibili dalla difesa. Analizziamo la vicenda per comprendere le ragioni dietro questa decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso Processuale

Il procedimento ha origine dalla richiesta di patteggiamento (applicazione della pena su richiesta delle parti) avanzata dalla difesa dell’imputato. Il Giudice per le indagini preliminari (GIP), dopo aver valutato il merito della responsabilità, rigettava tale richiesta. A seguito di questa valutazione, il GIP si asteneva dal proseguire, e il caso veniva assegnato a un nuovo giudice.

Durante la nuova udienza, la difesa non riproponeva immediatamente una richiesta di rito alternativo, come il giudizio abbreviato. Il nuovo GIP, constatando la mancata formulazione della richiesta nei termini previsti dall’art. 458-bis del codice di procedura penale, emetteva un decreto di giudizio immediato, mandando di fatto l’imputato direttamente a processo. Contro questo decreto, la difesa proponeva ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Abnormità e Incostituzionalità

Il ricorso della difesa si fondava su due argomenti principali.

La Questione di Legittimità Costituzionale sull’art. 458-bis c.p.p.

Il primo motivo sollevava un dubbio di costituzionalità. La difesa sosteneva che la norma creasse una disparità di trattamento ingiustificata. Quando un giudice rigetta un patteggiamento, è tenuto ad astenersi. Ciò rende materialmente impossibile per la difesa, nella stessa udienza, presentare una nuova richiesta di rito alternativo (es. giudizio abbreviato) a un nuovo giudice. Questa situazione, secondo il ricorrente, violerebbe il diritto di difesa, poiché di fatto preclude una seconda scelta procedurale che la legge teoricamente consente.

L’asserita Abnormità Funzionale del Provvedimento

Con il secondo motivo, la difesa definiva il decreto di giudizio immediato come un atto “funzionalmente abnorme”. Si sosteneva che il provvedimento avesse impedito l’esercizio delle facoltà difensive, bloccando il corretto svolgimento del processo. L’unica opzione per l’imputato era avanzare una richiesta di rito alternativo davanti al nuovo giudice, e il rigetto di questa possibilità avrebbe reso il decreto illegittimo.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione si basa su un principio consolidato del diritto processuale penale.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione risiede in un principio chiaro: il decreto che dispone il giudizio immediato non è un provvedimento autonomamente impugnabile davanti alla Corte di Cassazione. La legge non prevede espressamente questo tipo di rimedio. La Corte ha ribadito che qualsiasi presunta irregolarità procedurale, inclusa la violazione delle norme sull’accesso ai riti speciali, non può essere fatta valere tramite un ricorso diretto contro il decreto.

La via corretta, indicata dalla giurisprudenza, è un’altra: la difesa potrà sollevare la questione nella fase degli atti introduttivi al dibattimento (cioè all’inizio del processo di primo grado) oppure, in ultima istanza, utilizzarla come motivo di appello contro un’eventuale sentenza di condanna. Poiché l’impugnazione principale è stata giudicata inammissibile, la Corte ha concluso di non dover neanche esaminare la questione di legittimità costituzionale, ritenendola di fatto irrilevante ai fini della decisione.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza un importante paletto procedurale: non tutti i provvedimenti emessi durante un processo sono immediatamente contestabili. La dichiarazione di ricorso inammissibile sottolinea che il sistema processuale prevede momenti e sedi specifiche per far valere le proprie ragioni. Per la difesa, ciò significa che le battaglie sulla corretta instaurazione del rito devono essere combattute all’interno del processo di merito e non attraverso ricorsi preventivi che, come in questo caso, non superano il vaglio di ammissibilità. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile impugnare direttamente in Cassazione un decreto che dispone il giudizio immediato?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso è inammissibile. Il decreto che dispone il giudizio immediato non è un provvedimento impugnabile in Cassazione, in assenza di una specifica previsione normativa che lo consenta.

Cosa può fare la difesa se ritiene che sia stato violato il suo diritto a richiedere un rito alternativo prima del giudizio immediato?
Secondo la Corte, la questione della rituale instaurazione del procedimento e del corretto accesso ai riti speciali deve essere sollevata nella fase degli atti introduttivi al dibattimento (all’inizio del processo) o utilizzata come motivo di impugnazione contro l’eventuale sentenza di condanna finale.

Perché la Corte non ha esaminato la questione di legittimità costituzionale sollevata dal ricorrente?
La Corte non ha esaminato la questione perché ha dichiarato il ricorso principale inammissibile per ragioni procedurali. La declaratoria di inammissibilità dell’impugnazione rende irrilevante e superfluo l’esame di qualsiasi altra questione, inclusa quella di costituzionalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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