Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello Costa Caro
Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede rigore tecnico e argomentazioni giuridiche solide. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci ricorda quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile, che non solo non viene esaminato nel merito, ma comporta anche significative sanzioni economiche per chi lo propone. Vediamo nel dettaglio cosa è successo.
I Fatti del Caso
Un imputato, a seguito di una condanna emessa dalla Corte d’Appello, decideva di presentare ricorso per Cassazione. I motivi addotti a sostegno dell’impugnazione lamentavano la nullità della sentenza di secondo grado per una presunta violazione delle norme sulla valutazione della prova (art. 530 c.p.p.) e sulla determinazione della pena (art. 133 c.p.). L’obiettivo era ottenere un annullamento della condanna.
L’Analisi della Corte e il Ricorso Inammissibile
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile. La ragione di questa decisione risiede nella natura stessa dei motivi presentati. I giudici hanno ritenuto che le censure mosse dal ricorrente fossero ‘fattuali e generici’.
In altre parole, l’imputato non ha sollevato questioni di legittimità – cioè errori di diritto commessi dai giudici dei gradi precedenti – ma ha tentato di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione dei fatti del processo. Questo è un compito che non spetta alla Suprema Corte, la quale è giudice della corretta applicazione della legge, non dei fatti.
I motivi del ricorso, inoltre, non si confrontavano in modo specifico con le argomentazioni logico-giuridiche su cui si fondava la sentenza impugnata, risultando così del tutto scollegati e generici.
Le Conseguenze Economiche Previste dalla Legge
La dichiarazione di inammissibilità ha attivato automaticamente l’applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, in caso di rigetto o inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto è condannata al pagamento delle spese del procedimento.
In aggiunta, la legge prevede il pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, a meno che il ricorrente non dimostri di non avere colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. In questo caso, la Corte ha ritenuto congrua una sanzione di 3.000 euro.
Le Motivazioni della Decisione
Le motivazioni della Corte sono chiare e lineari. Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché i motivi erano deboli, non pertinenti al ruolo della Cassazione e non costruiti in modo da criticare efficacemente le ragioni giuridiche della sentenza d’appello. La Suprema Corte ribadisce che il suo compito non è quello di un ‘terzo grado’ di merito, ma di verificare la corretta interpretazione e applicazione delle norme di diritto. La condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria è la conseguenza diretta e prevista dalla legge per chi introduce un’impugnazione con tali vizi, in assenza di prove che l’errore sia avvenuto senza colpa.
Conclusioni
Questa ordinanza sottolinea un principio fondamentale della procedura penale: un ricorso in Cassazione deve essere fondato su motivi di diritto specifici, pertinenti e non generici. Proporre un ricorso inammissibile non solo non porta al risultato sperato, ma espone il ricorrente a conseguenze economiche certe e talvolta onerose. È un monito sull’importanza di affidarsi a una difesa tecnica competente che sappia valutare attentamente i presupposti per un’impugnazione davanti alla Suprema Corte, evitando di intraprendere iniziative processuali destinate al fallimento.
Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano considerati ‘fattuali e generici’ e non si confrontavano in modo pertinente con le argomentazioni giuridiche della sentenza impugnata, chiedendo di fatto una nuova valutazione dei fatti che non spetta alla Corte di Cassazione.
Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.
Su quale base giuridica è stata imposta la sanzione pecuniaria?
La sanzione pecuniaria è stata imposta in applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale, che prevede tale condanna in caso di ricorso inammissibile quando non sia ravvisabile un’assenza di colpa da parte del ricorrente nel determinare la causa di inammissibilità.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 37073 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 37073 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 31/10/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 17/02/2025 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che i due motivi del ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME, che deducono la nullità della sentenza per violazione dell’art. 530 cod. proc. pen. e dell’art. 133 cod. sono inammissibili perché fattuali e generici, non correlandosi in alcun modo con l argomentazioni poste a fondamento della sentenza impugnata;
stante l’inammissibilità del ricorso e, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen., non ravvisand assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte Cost. sent. n. 186 del 13/06/2000), alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento consegue quella al pagamento della sanzione pecuniaria nella misura, ritenuta equa, di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di C 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, il 31 ottobre 2025.