Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze di un Appello Respinto dalla Cassazione
Quando si intraprende un percorso legale, è fondamentale comprendere non solo le possibilità di successo, ma anche i rischi procedurali. Un esempio emblematico è il caso di un ricorso inammissibile, una decisione che blocca l’appello prima ancora che se ne possa discutere il merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare le pesanti conseguenze, soprattutto economiche, di questa eventualità.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo nel settembre 2024. Il ricorrente, tramite i suoi legali, ha cercato di ottenere l’annullamento della decisione di secondo grado, portando il caso all’ultimo livello di giudizio del sistema giudiziario italiano.
La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile
La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato gli atti, ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa pronuncia è di natura puramente procedurale. In termini semplici, i giudici non sono entrati nel vivo della questione (non hanno valutato se il ricorrente avesse torto o ragione nel merito), ma si sono fermati a un gradino prima. Hanno constatato che l’atto di impugnazione mancava dei requisiti formali o sostanziali che la legge richiede per poter essere esaminato.
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile per svariate ragioni, come ad esempio la presentazione fuori dai termini previsti, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge per il ricorso in Cassazione, o altri vizi di forma che ne precludono la valutazione.
Le Motivazioni della Decisione
L’ordinanza in esame è estremamente sintetica e non entra nel dettaglio delle specifiche ragioni di inammissibilità. Si limita a rilevare che, sulla base degli atti, il ricorso ‘deve essere dichiarato inammissibile’. Questo tipo di pronuncia, sebbene laconica, è comune quando i vizi dell’impugnazione sono evidenti e non necessitano di complesse argomentazioni. La decisione implica che il ricorso non ha superato il cosiddetto ‘filtro’ di ammissibilità, uno sbarramento preliminare che serve a evitare che la Suprema Corte venga gravata da appelli palesemente infondati o proposti in modo non conforme alla legge. La conseguenza diretta è la definitività della sentenza impugnata, quella della Corte d’Appello di Palermo.
Le Conclusioni: Costi e Implicazioni Pratiche
La dichiarazione di inammissibilità non è una mera sconfitta processuale; essa comporta conseguenze economiche dirette e significative per il ricorrente. La Corte, infatti, non si è limitata a respingere l’appello, ma ha condannato espressamente il ricorrente a due pagamenti:
1. Pagamento delle spese processuali: Si tratta dei costi relativi al procedimento di Cassazione, che vengono posti a carico della parte soccombente.
2. Versamento di una somma alla Cassa delle ammende: La Corte ha inflitto una sanzione pecuniaria di tremila euro. Questa somma non va alla controparte, ma a un fondo statale destinato a finanziare progetti per il reinserimento dei condannati. Tale sanzione ha uno scopo dissuasivo, mirando a scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari o palesemente infondati, che appesantiscono inutilmente il sistema giudiziario.
In conclusione, questa vicenda sottolinea l’importanza di una valutazione attenta e professionale prima di intraprendere un ricorso in Cassazione. Un appello non adeguatamente motivato o privo dei presupposti di legge non solo non ha speranze di successo, ma espone il ricorrente a costi certi e rilevanti.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che la Corte non ha esaminato il merito della questione perché l’appello presentava vizi di forma o di sostanza che ne hanno impedito la trattazione, come previsto dalla legge.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Come stabilito nell’ordinanza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione volta a scoraggiare appelli infondati.
La Corte spiega sempre in dettaglio perché un ricorso è inammissibile?
Non necessariamente. Nel caso specifico, l’ordinanza è molto concisa e si limita a dichiarare l’inammissibilità e a stabilirne le conseguenze economiche, senza argomentare sulle specifiche ragioni che hanno portato a tale decisione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20529 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20529 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 05/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a CASTELVETRANO il 08/05/1991
avverso la sentenza del 19/09/2024 della CORTE APPELLO di PALERMO
udita la relazione svolta dal Presidente NOME COGNOME
visti gli atti e la sentenza impugnata;
esaminati i motivi del ricorso di NOME. COGNOME;
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dalla consigliera NOME COGNOME
Ritenuto che i motivi dedotti avverso la sentenza di condanna per il reato di
cui all’art. 337 cod. pen. non sono consentiti dalla legge in sede di legittimità, perché generici e meramente assertivi della esistenza di un vizio di violazione di
legge e di erronea ricostruzione dei fatti, in presenza di motivazione puntuale sulla ricostruzione in fatto (cfr. pag. 3 della sentenza impugnata);
Considerato che anche sull’applicazione dell’aumento di pena per la
recidiva, la sentenza impugnata è correttamente argomentata richiamando i precedenti del ricorrente e la permanenza della pericolosità sociale poiché le
pregresse condanne e i periodi di detenzione dell’imputato non sono valsi ad infrenarne la insofferenza verso il rispetto delle normali regole di convivenza
sociale.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 5 maggio 2025
La Presidente relatrice