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Ricorso inammissibile: conseguenze e spese

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello. La decisione comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, poiché si ritiene che l’appello sia stato proposto con colpa.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Conseguenze e Spese secondo la Cassazione

Quando si presenta un appello alla Corte di Cassazione, è fondamentale che questo rispetti precisi requisiti formali e sostanziali. Un ricorso inammissibile non solo non viene esaminato nel merito, ma comporta anche conseguenze economiche significative per chi lo ha proposto. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di questa dinamica, delineando i contorni della responsabilità del ricorrente.

Il Fatto in Breve

Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo. L’imputato, condannato nel precedente grado di giudizio, ha tentato di ottenere l’annullamento della decisione, portando le proprie ragioni davanti ai giudici di legittimità.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con un’ordinanza emessa il 14 aprile 2025, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione ha impedito ai giudici di entrare nel merito delle questioni sollevate dall’appellante. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione: la Colpa nel Proporre il Ricorso

La motivazione centrale della decisione risiede nel principio, consolidato dalla giurisprudenza, secondo cui la presentazione di un ricorso inammissibile non è un evento neutro. La Corte ha implicitamente ritenuto che il ricorrente non avesse agito senza colpa nel determinare la causa di inammissibilità. Questo concetto, supportato da una storica sentenza della Corte Costituzionale (n. 186 del 2000), implica che chi propone un appello deve assicurarsi che esso sia fondato su motivi validi e presentato nel rispetto delle norme procedurali. In assenza di ciò, si presume una negligenza o una leggerezza che giustifica l’imposizione di una sanzione pecuniaria, quale il versamento alla Cassa delle ammende.

L’ordinanza cita anche un altro interessante principio giurisprudenziale (Cass. n. 36518/2020) relativo alla causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). Sebbene non applicato nel caso specifico, si ricorda che tale causa di non punibilità può essere valutata direttamente dalla Cassazione solo se già dedotta nei motivi di appello e se i presupposti sono immediatamente rilevabili dagli atti, senza necessità di ulteriori indagini.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un messaggio molto chiaro: l’accesso alla Corte di Cassazione è un rimedio eccezionale e non uno strumento da utilizzare con leggerezza. Chiunque intenda presentare un ricorso deve essere consapevole dei rischi economici legati a un’eventuale dichiarazione di inammissibilità. La condanna alle spese e all’ammenda non è una semplice conseguenza accessoria, ma una sanzione che mira a scoraggiare appelli palesemente infondati o presentati in violazione delle regole procedurali. Per i cittadini e i loro difensori, ciò significa che è essenziale un’analisi approfondita e scrupolosa dei presupposti del ricorso prima di intraprendere la via del giudizio di legittimità, per evitare che un tentativo di difesa si trasformi in un ulteriore onere economico.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
La Corte non esamina il merito della questione e condanna il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, a favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente deve pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Perché la giurisprudenza, richiamando una sentenza della Corte Costituzionale, ritiene che il ricorrente abbia agito con colpa nel presentare un ricorso privo dei requisiti di ammissibilità, e questa sanzione pecuniaria serve a penalizzare tale comportamento.

È possibile chiedere l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto direttamente in Cassazione?
Sì, ma solo a determinate condizioni. Secondo un precedente citato nell’ordinanza, la questione deve essere stata sollevata nei motivi di appello e i presupposti per la sua applicazione devono risultare in modo evidente dagli atti, senza che siano necessari ulteriori accertamenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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