Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze del Mancato Rispetto dei Termini
Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. Il rispetto delle scadenze procedurali non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la validità degli atti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle gravi conseguenze derivanti dalla presentazione tardiva di un’impugnazione, dichiarando il ricorso inammissibile e condannando il ricorrente a significative sanzioni economiche. Questo caso sottolinea un principio cardine della procedura penale: la perentorietà dei termini.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Corte di Appello di Firenze. La parte ricorrente, attraverso il proprio legale, ha cercato di ottenere la riforma della decisione di secondo grado, portando le proprie doglianze dinanzi al massimo organo della giurisdizione italiana. Tuttavia, l’atto è stato depositato oltre il termine stabilito dalla legge per proporre impugnazione.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte, senza entrare nel merito delle questioni sollevate, ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso semplicemente inammissibile. La decisione è stata netta e basata su un presupposto puramente procedurale: il mancato rispetto del termine per impugnare. Questa pronuncia impedisce al giudice di valutare se le ragioni del ricorrente fossero fondate o meno, poiché l’ostacolo formale della tardività è insuperabile.
Le Motivazioni dietro un Ricorso Inammissibile
La motivazione della Corte è lapidaria e si fonda su un principio consolidato. I giudici hanno ritenuto che il ricorso fosse stato presentato “senza rispettare il termine per impugnare stabilito dalla legge”. La legge processuale, infatti, stabilisce delle finestre temporali precise entro cui le parti possono contestare una sentenza. Questi termini sono definiti ‘perentori’, il che significa che la loro scadenza comporta la decadenza dal diritto di compiere l’atto.
La conseguenza diretta di questa violazione è l’inammissibilità del ricorso, come previsto dall’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa norma sancisce che, in caso di inammissibilità, la parte privata che ha proposto l’impugnazione è condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La Corte, nel suo provvedimento, ha richiamato precedenti giurisprudenziali conformi (Cass. n. 4727/2018 e n. 8912/2018), a riprova della costanza di questo orientamento.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia
Le implicazioni di questa ordinanza sono severe e di grande importanza pratica. In primo luogo, il ricorrente ha perso definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni in Cassazione. In secondo luogo, è stato condannato a sostenere i costi del procedimento che ha inutilmente avviato. Infine, gli è stata inflitta una sanzione pecuniaria di 3.000 euro da versare alla Cassa delle ammende, una somma che la Corte ha ritenuto ‘equa’ in relazione al caso.
Questa decisione serve da monito sull’importanza cruciale della diligenza e della professionalità nella gestione dei termini processuali. Un errore, una svista o un ritardo possono precludere l’accesso alla giustizia e comportare conseguenze economiche rilevanti, indipendentemente dalla fondatezza delle argomentazioni difensive.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene presentato dopo la scadenza del termine?
La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile. Ciò significa che il caso non viene esaminato nel merito e la decisione impugnata diventa definitiva.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile è condannata a pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la sanzione è stata quantificata in 3.000,00 euro.
Perché il ricorrente deve pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Questa sanzione, prevista dall’articolo 610, comma 5-bis del codice di procedura penale, ha una duplice funzione: scoraggiare la presentazione di impugnazioni dilatorie o prive dei requisiti di legge e finanziare programmi per il reinserimento sociale dei detenuti.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 6114 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 6114 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 13/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME (CODICE_FISCALE nato a LIVORNO il 20/03/1983
avverso la sentenza del 15/05/2023 della CORTE APPELLO di FIRENZE
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
Ritenuto che il ricorso di COGNOME è stato presentato senza rispettare il termine per impugnare stabilito dalla legge;
ritenuto che dalla conseguente inammissibilità del ricorso, dichiarata con ordinanza ex art. 610, comma 5-bis cod. proc. pen. (Sez. 2, n. 4727 del 11/01/2018, Rv. 272014; Sez. 6, n. 8912 del 20/02/2018, Rv. 272389), consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma che si ritiene equo determinare in euro tremila in favore della cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrete al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3000,00 in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 13/12/2024.