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Ricorso inammissibile: condanna alle spese processuali

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro un’ordinanza della Corte d’Appello. Tale decisione comporta l’automatica condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze della Condanna alle Spese

Quando un’azione legale viene intrapresa, l’esito non è sempre una decisione nel merito della questione. A volte, l’atto stesso può essere respinto per motivi procedurali. Un esempio emblematico è il ricorso inammissibile, una situazione che comporta conseguenze economiche precise per chi lo ha proposto. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare cosa accade in questi casi, focalizzandoci sulla condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Davanti alla Cassazione

La vicenda trae origine dal ricorso presentato da un individuo avverso un’ordinanza emessa da una Corte d’Appello. Senza entrare nei dettagli del merito della causa originaria, il punto focale è la decisione della Corte di Cassazione di non esaminare il ricorso. La Suprema Corte, dopo aver ascoltato la relazione del Consigliere e dato avviso alle parti, ha proceduto a una valutazione preliminare sulla validità dell’atto di impugnazione.

La Dichiarazione di Inammissibilità del Ricorso

L’organo giudicante ha stabilito che il ricorso non possedeva i requisiti per essere discusso nel merito. Questa valutazione porta a una dichiarazione di inammissibilità. È importante sottolineare che tale decisione non significa che il ricorrente avesse torto o ragione sulla questione di fondo, ma semplicemente che il suo tentativo di appello non ha superato il vaglio delle regole procedurali che governano l’accesso alla Corte di Cassazione.

Le Conseguenze Automatiche: Spese e Cassa delle Ammende

La legge, in particolare l’articolo 616 del codice di procedura penale, stabilisce delle conseguenze dirette e quasi automatiche per un ricorso inammissibile. Il provvedimento analizzato applica pedissequamente questa norma. La Corte, una volta dichiarata l’inammissibilità, condanna il ricorrente a sostenere due tipi di oneri economici:

1. Pagamento delle spese processuali: Si tratta dei costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento giudiziario avviato dal ricorrente.
2. Versamento alla Cassa delle ammende: Viene imposto il pagamento di una somma, in questo caso determinata in tremila euro, a favore di un fondo statale destinato al finanziamento di attività di riabilitazione e prevenzione del crimine.

L’Importanza dell’Art. 616 nel caso di ricorso inammissibile

La norma citata funge da deterrente contro la presentazione di ricorsi esplorativi, dilatori o palesemente infondati. L’obiettivo è quello di scoraggiare l’abuso dello strumento processuale e di alleggerire il carico di lavoro della Suprema Corte, permettendole di concentrarsi sui casi che presentano questioni di diritto rilevanti.

Il Principio Stabilito dalla Corte

La decisione evidenzia che, salvo rare eccezioni di esonero non riscontrate nel caso di specie, la condanna alle spese e al versamento alla Cassa delle ammende è una conseguenza inevitabile dell’inammissibilità. La Corte non ha discrezionalità nel decidere se applicare o meno questa sanzione, ma solo nel determinarne l’importo entro i limiti previsti dalla legge.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sull’osservazione che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile. Questa constatazione, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, innesca automaticamente la condanna del ricorrente. La Corte specifica che non ricorrono ipotesi di esonero, rendendo obbligatoria sia la condanna al pagamento delle spese processuali sia quella al versamento di una somma, equitativamente determinata in tremila euro, alla Cassa delle ammende. La decisione si basa quindi su una diretta applicazione della legge processuale, che sanziona la presentazione di un’impugnazione che non supera il vaglio preliminare di ammissibilità.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza riafferma un principio fondamentale della procedura penale: la presentazione di un ricorso inammissibile non è un’azione priva di conseguenze. Chi intraprende un’impugnazione deve essere consapevole che, in caso di inammissibilità, sarà tenuto a farsi carico dei costi del procedimento e a contribuire alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di una valutazione attenta e professionale prima di adire la Corte di Cassazione, per evitare sanzioni economiche e garantire l’efficienza del sistema giudiziario.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

Chi deve pagare le spese processuali in caso di ricorso inammissibile?
Le spese processuali sono a carico della parte privata che ha proposto il ricorso poi dichiarato inammissibile. Questa è una conseguenza diretta e automatica prevista dalla legge processuale penale.

Cos’è la Cassa delle ammende e perché il ricorrente deve versare una somma?
La Cassa delle ammende è un ente statale che finanzia progetti per il reinserimento sociale dei detenuti e per la prevenzione del crimine. Il versamento di una somma in caso di ricorso inammissibile ha una funzione sanzionatoria e di deterrenza contro l’abuso del processo, contribuendo al contempo a finanziare queste importanti attività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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