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Ricorso inammissibile: condanna alle spese processuali

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza della Corte d’Appello. A seguito di questa decisione, basata sull’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende, ritenuta equa in relazione alle questioni sollevate.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: le Conseguenze Economiche

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, fornisce un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla presentazione di un ricorso inammissibile. Questo provvedimento non entra nel merito della vicenda, ma si concentra su un aspetto puramente procedurale con importanti implicazioni finanziarie per chi decide di impugnare una sentenza senza validi presupposti. Analizziamo la decisione per comprendere il meccanismo legale e le sue conseguenze pratiche.

I Fatti del Caso: L’Impugnazione di una Sentenza d’Appello

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria. L’imputato, non accettando la decisione dei giudici di secondo grado, ha scelto di adire la Suprema Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, per tentare di ottenere una revisione del provvedimento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, dopo aver ricevuto il ricorso e udito la relazione del Consigliere designato, ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso stesso inammissibile. Questa declaratoria impedisce alla Corte di esaminare il contenuto e le motivazioni del ricorso, fermando il processo di impugnazione sul nascere a causa di vizi che ne precludono la valutazione nel merito.

Le Conseguenze del Ricorso Inammissibile: Analisi dell’Art. 616 c.p.p.

La decisione di dichiarare il ricorso inammissibile non è priva di conseguenze. L’articolo 616 del Codice di Procedura Penale stabilisce infatti un meccanismo quasi automatico: la parte che ha proposto un’impugnazione dichiarata inammissibile è condannata per legge al pagamento delle spese del procedimento.

In aggiunta, la norma prevede che il ricorrente sia condannato anche al versamento di una somma pecuniaria in favore della cassa delle ammende. L’importo di tale somma non è fisso, ma viene determinato dal giudice in modo equitativo, tenendo conto delle ragioni che hanno portato all’inammissibilità.

Le Motivazioni della Condanna

Le motivazioni alla base di questa ordinanza sono prettamente di natura procedurale. La Corte Suprema non entra nel dettaglio dei motivi specifici di inammissibilità del ricorso, ma si limita a constatare la loro esistenza. La conseguenza diretta, come previsto dall’art. 616 c.p.p., è la condanna del ricorrente. La Corte ha ritenuto equo determinare la sanzione pecuniaria in 3.000,00 euro, una cifra stabilita in ragione delle questioni dedotte nel ricorso, evidentemente ritenute non meritevoli di un esame più approfondito. La condanna serve a sanzionare l’uso improprio dello strumento processuale e a ristorare parzialmente lo Stato per i costi generati da un’attività giudiziaria rivelatasi superflua.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia, specialmente ai gradi più alti come la Corte di Cassazione, deve essere esercitato con responsabilità. La presentazione di un ricorso manifestamente infondato o viziato non solo non porta al risultato sperato, ma comporta anche conseguenze economiche significative. Per i cittadini, ciò significa che prima di intraprendere un’azione legale è cruciale affidarsi a un professionista competente che possa valutare attentamente le reali possibilità di successo, evitando così di incorrere in condanne al pagamento di spese e sanzioni che possono rivelarsi onerose.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Di conseguenza, scatta l’applicazione dell’art. 616 c.p.p., che prevede la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Chi deve pagare le spese e la sanzione pecuniaria?
Le spese processuali e la somma destinata alla cassa delle ammende sono interamente a carico del ricorrente, ovvero della persona che ha presentato l’impugnazione poi dichiarata inammissibile.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria in questo caso e perché?
Nel caso specifico, la sanzione è stata fissata a 3.000,00 euro. La Corte ha determinato tale importo ritenendolo equo in considerazione delle questioni sollevate nel ricorso, che evidentemente non giustificavano un esame di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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