Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze della Condanna alle Spese
Quando si impugna un provvedimento giudiziario, è fondamentale rispettare precise regole procedurali. Un recente caso esaminato dalla Corte di Cassazione illustra chiaramente quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile, sottolineando l’importanza di una corretta impostazione dell’atto di appello. L’ordinanza in esame non solo ha respinto il ricorso, ma ha anche condannato il proponente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dal Tribunale di Torino in data 30 gennaio 2025. Il ricorrente, attraverso il suo legale, ha cercato di ottenere l’annullamento della decisione di primo grado, portando le proprie doglianze all’attenzione del più alto organo della giurisdizione penale.
La Decisione della Corte di Cassazione: il ricorso inammissibile
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso con una procedura semplificata, nota come de plano
. Questo rito, che non prevede un’udienza pubblica con discussione orale, è riservato ai casi in cui il ricorso appare manifestamente infondato o, come in questa circostanza, inammissibile. L’esito è stato netto: la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile.
Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento di due importi:
1. Le spese processuali, ovvero i costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento.
2. Una somma di euro tremila da versare alla Cassa delle ammende, un ente che finanzia progetti per il reinserimento sociale dei condannati.
Le conseguenze di un ricorso inammissibile
La declaratoria di inammissibilità non è una mera formalità. Essa impedisce alla Corte di esaminare il merito della questione, ovvero di valutare se le ragioni del ricorrente siano fondate o meno. Il ricorso viene fermato ‘alla porta’ della Corte perché privo dei requisiti minimi che la legge richiede per poter essere discusso.
Le Motivazioni
L’ordinanza, nella sua concisione, non esplicita le specifiche ragioni dell’inammissibilità. Tuttavia, in casi simili, le motivazioni sono spesso riconducibili a vizi procedurali o a una manifesta infondatezza dei motivi proposti. Un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per diverse cause, tra cui la presentazione fuori termine, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge (come la violazione di legge o il vizio di motivazione), o la proposizione di censure che riguardano il merito dei fatti, non riesaminabili in sede di legittimità. La scelta della procedura de plano
suggerisce che i vizi del ricorso erano di tale evidenza da non richiedere alcuna discussione approfondita.
Le Conclusioni
Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia, e in particolare al giudizio di Cassazione, è subordinato al rispetto di regole precise. La condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria non ha solo una funzione compensativa, ma anche dissuasiva, mirando a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori che appesantiscono inutilmente il sistema giudiziario. Per i cittadini e i loro difensori, questa pronuncia serve come monito a valutare con estrema attenzione i presupposti e le modalità di impugnazione, per evitare conseguenze economiche negative e garantire che solo le questioni giuridicamente rilevanti giungano all’attenzione della Suprema Corte.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito dal giudice perché manca dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge. Di conseguenza, il provvedimento impugnato diventa definitivo.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in Cassazione?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata in tremila euro, da versare in favore della Cassa delle ammende.
Cos’è la procedura “de plano” utilizzata dalla Corte?
È una procedura semplificata e accelerata con cui la Corte decide senza tenere un’udienza pubblica. Viene utilizzata quando un ricorso è manifestamente inammissibile o infondato, basando la decisione esclusivamente sugli atti scritti.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 24653 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 24653 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 20/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a ALBENGA 11 10/01/1987
avverso la sentenza del 30/01/2025 del TRIBUNALE di TORINO udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza in epigrafe;
esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
considerato che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con procedura
de plano, ai sensi dell’art. 610, comma
5-bis, cod. proc. pen.
perché i motivi proposti non sono consentiti in relazione alla tipologia di sentenza impugnata. In tema di patteggiamento, è, invero, inammissibile il
ricorso per cassazione avverso la sentenza applicativa della pena con cui si deduca il vizio di violazione di legge per la mancata verifica dell’insussistenza
di cause di proscioglimento ex art. 129 cod. e l’eccessività della pena, atteso che l’art. 448, comma
2-bis, cod. proc. pen., limita l’impugnabilità della
pronuncia alle sole ipotesi di violazione di legge in esso tassativamente indicate (Sez. 6, Sentenza n. 1032 del 07/11/2019, COGNOME, Rv. 278337).
ritenuto che il ricorso deve pertanto essere dichiarato inammissibile con procedura de plano, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 20/06/2025