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Ricorso inammissibile: condanna alle spese processuali

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17067/2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione sottolinea le conseguenze di un ricorso inammissibile, che includono la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. La Corte ha inoltre rigettato la richiesta di liquidazione delle spese legali della parte civile.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze della Condanna alle Spese

Presentare un ricorso in Cassazione è un passo delicato che richiede il rispetto di precisi requisiti formali e sostanziali. Quando questi mancano, il risultato è una dichiarazione di ricorso inammissibile, una decisione che comporta conseguenze economiche significative per chi ha proposto l’impugnazione. L’ordinanza n. 17067 del 2025 della Corte di Cassazione ce ne offre un chiaro esempio, ribadendo i principi consolidati in materia e specificando gli oneri a carico del ricorrente.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano. L’imputato, non soddisfatto della decisione di secondo grado, ha deciso di adire la Suprema Corte di Cassazione per ottenere una revisione del provvedimento. Il caso è stato assegnato alla Settima Sezione Penale, che ha esaminato la sussistenza dei presupposti per poter procedere a una valutazione nel merito dei motivi di ricorso.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato gli atti, ha concluso per la manifesta infondatezza o carenza dei presupposti di legge, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente, ma si ferma a una valutazione preliminare che sancisce l’impossibilità di procedere oltre. La conseguenza diretta e automatica di tale declaratoria è stata la condanna del ricorrente a sostenere le spese del procedimento. Inoltre, la Corte ha imposto il pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista dalla legge per scoraggiare la presentazione di impugnazioni dilatorie o palesemente infondate.

La Posizione della Parte Civile

Nel procedimento era costituita anche una parte civile, una compagnia di assicurazioni, che aveva a sua volta richiesto la liquidazione delle proprie spese legali sostenute per difendersi in sede di legittimità. Tuttavia, la Corte ha rigettato tale richiesta, specificando che le questioni sollevate nel ricorso non incidevano sull’entità del risarcimento del danno, rendendo quindi non necessaria una condanna aggiuntiva a favore della parte civile.

Le Motivazioni

Le motivazioni alla base della decisione sono radicate nei principi del codice di procedura penale. La declaratoria di inammissibilità di un ricorso non è una sanzione discrezionale, ma una conseguenza giuridica obbligatoria quando l’atto di impugnazione non rispetta i canoni imposti dalla legge. La condanna alle spese processuali e al versamento alla Cassa delle ammende funge da deterrente contro l’abuso dello strumento processuale. L’obiettivo è duplice: da un lato, deflazionare il carico di lavoro della Corte di Cassazione, oberata da un numero enorme di ricorsi; dall’altro, responsabilizzare le parti processuali, inducendole a valutare con attenzione l’effettiva fondatezza delle proprie doglianze prima di presentare un’impugnazione. Il rigetto della richiesta della parte civile si basa su un principio di causalità: le spese legali della parte civile vengono liquidate solo se la sua partecipazione si è resa necessaria per contrastare motivi di ricorso che avrebbero potuto incidere sulle statuizioni civili, cosa che in questo caso non è avvenuta.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: un ricorso inammissibile non è privo di conseguenze. Chi intraprende la via del ricorso per Cassazione in modo avventato o senza una solida base giuridica si espone non solo al rigetto della propria istanza, ma anche a significative sanzioni economiche. La decisione serve da monito sulla necessità di una valutazione legale approfondita prima di impugnare una sentenza, evidenziando come il sistema giudiziario preveda meccanismi per sanzionare l’uso improprio degli strumenti di giustizia.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di un ricorso inammissibile comporta due conseguenze economiche principali per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma pecuniaria, in questo caso fissata in tremila euro, alla Cassa delle ammende.

La parte civile ha sempre diritto al rimborso delle spese legali in caso di ricorso inammissibile dell’imputato?
No. Come stabilito in questa ordinanza, la richiesta di liquidazione delle spese della parte civile può essere rigettata se i motivi del ricorso dichiarato inammissibile non influiscono sulle statuizioni civili, come ad esempio l’entità del risarcimento del danno.

Qual è lo scopo della sanzione pecuniaria versata alla Cassa delle ammende?
La sanzione ha una funzione deterrente, volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati, dilatori o privi dei requisiti di legge, contribuendo così a non gravare inutilmente il lavoro della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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