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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e sanzione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente, ritenuto in colpa per l’inammissibilità, al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende. La decisione sottolinea le severe conseguenze economiche derivanti dalla presentazione di un appello proceduralmente viziato.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze Economiche per il Ricorrente

Presentare un ricorso in Cassazione è un passo cruciale nel sistema giudiziario, ma cosa accade quando questo viene giudicato viziato nella forma o nella sostanza? Un ricorso inammissibile non solo preclude l’esame nel merito della questione, ma può comportare significative conseguenze economiche per chi lo ha proposto. Un’ordinanza della Corte di Cassazione Penale del 20 gennaio 2025 offre un chiaro esempio di questa dinamica, condannando un ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua sanzione.

Il Contesto del Caso: Appello e Decisione della Cassazione

La vicenda trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma del 22 marzo 2024. Il soggetto ricorrente ha impugnato tale decisione dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione. Tuttavia, i giudici di legittimità, dopo aver esaminato gli atti, hanno emesso un’ordinanza con cui hanno dichiarato il ricorso inammissibile.

Questo tipo di decisione non entra nel vivo della questione, cioè non stabilisce se il ricorrente avesse ragione o torto, ma si ferma a un livello precedente, constatando che l’atto di impugnazione non rispettava i requisiti richiesti dalla legge per poter essere esaminato.

Le Conseguenze di un Ricorso Inammissibile: Spese e Sanzioni

La dichiarazione di inammissibilità non è priva di effetti. Al contrario, la legge prevede conseguenze precise per scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari o proceduralmente errati. In questo caso, la Corte ha applicato rigorosamente tali disposizioni.

La Determinazione della Colpa

Un punto centrale della decisione è l’attribuzione della colpa al ricorrente per aver causato l’inammissibilità. La Corte ha ritenuto che non vi fossero elementi per escludere la sua responsabilità nella determinazione della causa ostativa all’esame del ricorso. Questa valutazione è fondamentale, perché è proprio la ‘colpa’ nel proporre un ricorso viziato a far scattare l’obbligo di pagare non solo le spese del procedimento, ma anche un’ulteriore sanzione pecuniaria.

La Sanzione a Favore della Cassa delle Ammende

Oltre alla condanna al pagamento delle spese processuali, il ricorrente è stato obbligato a versare una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende. Si tratta di una sanzione economica che la Corte fissa in via equitativa, ovvero valutando le circostanze del caso. Tale importo non va alla controparte, ma a un ente pubblico destinato a finanziare attività di recupero per i detenuti, aggiungendo un’ulteriore e pesante conseguenza economica alla declaratoria di inammissibilità.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha stabilito che il ricorso proposto doveva essere dichiarato inammissibile. La motivazione di fondo, sebbene non esplicitata nei dettagli fattuali nel breve testo dell’ordinanza, risiede nel principio secondo cui la parte che propone un ricorso viziato, senza dimostrare di non avere colpa in tale vizio, deve sopportarne le conseguenze economiche. La decisione si fonda sull’assenza di elementi che possano far ritenere che l’errore procedurale non sia imputabile al ricorrente. Di conseguenza, scatta automaticamente l’onere del pagamento delle spese processuali e del versamento di una somma alla Cassa delle Ammende, fissata equitativamente dai giudici.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: l’impugnazione è un diritto da esercitare con perizia e attenzione. La dichiarazione di un ricorso inammissibile non è un mero tecnicismo, ma una decisione con implicazioni pratiche e finanziarie severe. La condanna al pagamento delle spese e della sanzione alla Cassa delle Ammende serve da monito, sottolineando l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica competente che possa garantire il rispetto di tutti i requisiti formali e sostanziali richiesti dalla legge per l’accesso al giudizio di legittimità.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente, se ritenuto in colpa per aver causato l’inammissibilità, viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Chi deve pagare le spese processuali in caso di ricorso inammissibile?
Le spese processuali sono a carico del ricorrente. La Corte ha stabilito che, in mancanza di prove contrarie, la responsabilità della causa di inammissibilità ricade su chi ha proposto l’impugnazione.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria in questo caso e a chi viene versata?
Nel caso specifico, la sanzione pecuniaria è stata fissata equitativamente in 3.000 euro. Tale somma deve essere versata in favore della Cassa delle Ammende, un ente pubblico che finanzia progetti per il sistema penitenziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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