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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e sanzione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Lecce. A seguito di questa pronuncia, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, sottolineando i rischi di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza

L’ordinanza in esame, emessa dalla settima sezione penale della Corte di Cassazione, offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla presentazione di un ricorso inammissibile. Quando un’impugnazione non soddisfa i requisiti previsti dalla legge, la Suprema Corte non entra nel merito della questione, ma si limita a dichiararne l’inammissibilità, con importanti ripercussioni economiche per chi ha proposto il ricorso.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Lecce, emessa in data 10 maggio 2024. L’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di impugnare tale decisione davanti alla Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento. Tuttavia, l’esito non è stato quello sperato.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile e le sue Conseguenze

La Corte di Cassazione, riunitasi in udienza il 9 maggio 2025, ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione ha comportato due conseguenze dirette e onerose per il ricorrente:

1. Condanna al pagamento delle spese processuali: Il ricorrente è stato obbligato a farsi carico di tutti i costi legati al procedimento di Cassazione.
2. Condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria: Oltre alle spese, è stata inflitta una sanzione di 3.000 euro da versare alla Cassa delle ammende. Si tratta di una misura prevista per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che appesantiscono inutilmente il sistema giudiziario.

Le Motivazioni

L’ordinanza, per sua natura sintetica, non entra nel dettaglio delle specifiche ragioni di inammissibilità. Tuttavia, in linea generale, un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per diverse cause, riconducibili a vizi di forma o di sostanza. Tra le più comuni vi sono la mancata o generica indicazione dei motivi di diritto per cui si chiede l’annullamento della sentenza, la proposizione di censure che riguardano il merito dei fatti (non consentite in sede di legittimità) o il mancato rispetto dei termini per l’impugnazione. La sanzione pecuniaria, ritenuta equa nella misura di 3.000 euro, rappresenta la conseguenza diretta di tale vizio originario dell’atto di impugnazione, che ha attivato la macchina della giustizia senza possederne i presupposti.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: l’accesso alla Corte di Cassazione è un rimedio straordinario, riservato a censure specifiche sulla violazione di legge o vizi di motivazione. La presentazione di un ricorso inammissibile non solo non porta ad una revisione del giudizio di merito, ma espone il ricorrente a conseguenze economiche significative. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, ciò serve da monito sull’importanza di valutare attentamente i presupposti e la fondatezza di un’impugnazione prima di adire la Suprema Corte, al fine di evitare esiti controproducenti come quello descritto.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria inflitta in questo caso specifico?
Nel caso esaminato, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Contro quale provvedimento era stato proposto il ricorso?
Il ricorso era stato proposto avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Lecce in data 10 maggio 2024.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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