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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e sanzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. A seguito della decisione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione non valida.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Condanna alle Spese

Quando un ricorso inammissibile viene presentato alla Corte di Cassazione, le conseguenze per il proponente possono essere significative. Non si tratta solo di veder respinta la propria impugnazione, ma anche di affrontare sanzioni economiche precise, come evidenziato da una recente ordinanza della Suprema Corte. Questo provvedimento ci offre l’occasione per analizzare cosa significa e quali sono gli effetti di una declaratoria di inammissibilità.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un soggetto avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli nel luglio del 2024. Il ricorrente, attraverso il suo atto, chiedeva alla Suprema Corte di riesaminare la decisione dei giudici di secondo grado. L’udienza per la discussione del caso è stata fissata per il marzo del 2025.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

All’esito dell’udienza, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione non è entrata nel merito della questione. I giudici, infatti, hanno emesso un’ordinanza con cui hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questo significa che l’impugnazione presentata mancava dei presupposti o dei requisiti formali richiesti dalla legge per poter essere esaminata. L’inammissibilità impedisce alla Corte di valutare se i motivi del ricorso siano fondati o meno, bloccando il processo a uno stadio preliminare.

Le Conseguenze Economiche della Decisione

La declaratoria di inammissibilità non è priva di effetti. Al contrario, la legge prevede conseguenze precise per chi impegna la macchina della giustizia con un’impugnazione che non può essere accolta. L’ordinanza in esame, infatti, condanna il ricorrente a due pagamenti distinti:

1. Le spese processuali: il soggetto deve farsi carico dei costi del procedimento che ha avviato.
2. Una somma in favore della Cassa delle ammende: la Corte ha fissato equitativamente tale importo in 3.000,00 euro. Questa non è una spesa di giustizia, ma una vera e propria sanzione pecuniaria volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi infondati o dilatori.

Le Motivazioni

Sebbene il testo dell’ordinanza non espliciti le ragioni specifiche dell’inammissibilità (ad esempio, motivi non consentiti, tardività del ricorso, etc.), la motivazione della condanna economica è implicita nella decisione stessa. La legge prevede che la parte che ha proposto un’impugnazione dichiarata inammissibile sia condannata al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la stessa norma stabilisce che il ricorrente debba versare una somma alla Cassa delle ammende, il cui ammontare viene stabilito dalla Corte in via equitativa, tenendo conto delle ragioni dell’inammissibilità. In questo caso, la cifra di 3.000,00 euro è stata ritenuta congrua.

Le Conclusioni

Questo provvedimento ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: l’accesso alla giustizia di ultima istanza, come la Corte di Cassazione, è un diritto da esercitare con responsabilità. Un ricorso inammissibile non solo non porta al risultato sperato, ma comporta anche conseguenze economiche rilevanti per il ricorrente. La condanna al pagamento delle spese e della sanzione a favore della Cassa delle ammende serve da deterrente contro impugnazioni avventate, proteggendo l’efficienza del sistema giudiziario e sanzionando l’abuso dello strumento processuale.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione sul ricorso presentato?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza quindi esaminarlo nel merito.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Questa condanna è una sanzione pecuniaria prevista dalla legge in caso di inammissibilità del ricorso, finalizzata a scoraggiare impugnazioni non conformi ai requisiti legali. L’importo è stato stabilito dalla Corte in via equitativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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