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Ricorso inammissibile: condanna alle spese e sanzione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso un’ordinanza della Corte d’Appello. La decisione sottolinea come l’inammissibilità, in assenza di prove che escludano la colpa del ricorrente, comporti non solo la condanna al pagamento delle spese processuali, ma anche a una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze Economiche per il Ricorrente

Presentare un’impugnazione è un diritto fondamentale, ma non è un’azione priva di rischi. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci ricorda che un ricorso inammissibile può avere conseguenze economiche significative per chi lo propone. Questo caso evidenzia come, oltre alla delusione per la mancata revisione del provvedimento, il ricorrente possa essere condannato al pagamento delle spese processuali e di una pesante sanzione pecuniaria.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dal ricorso presentato da un individuo avverso un’ordinanza emessa dalla Corte d’Appello di Milano il 28 gennaio 2025. Il ricorrente ha adito la Suprema Corte di Cassazione per ottenere la revisione di tale provvedimento. La Corte Suprema, riunitasi in udienza il 17 aprile 2025, ha esaminato la questione dal punto di vista procedurale.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

L’esito del giudizio di legittimità è stato netto e sfavorevole per il ricorrente. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle ragioni del ricorrente, ma si ferma a un gradino prima, stabilendo che l’impugnazione non possedeva i requisiti necessari per essere esaminata. La conseguenza diretta di questa declaratoria è stata duplice: la condanna al pagamento delle spese del procedimento e l’irrogazione di una sanzione di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su un principio consolidato, richiamando anche la giurisprudenza della Corte Costituzionale (sentenza n. 186 del 2000). Secondo i giudici, quando un ricorso inammissibile viene dichiarato, si presume una colpa da parte del ricorrente. In altre parole, si ritiene che l’impugnazione sia stata presentata senza la dovuta diligenza o in assenza di validi motivi giuridici.

Non potendo escludere profili di colpa, la Corte applica una sanzione pecuniaria. Questa sanzione non ha natura risarcitoria, ma serve a scoraggiare impugnazioni pretestuose o dilatorie, che appesantiscono inutilmente il sistema giudiziario. La somma di tremila euro è stata ritenuta equa nel caso di specie. La condanna alle spese processuali, invece, segue la regola generale della soccombenza: chi perde, paga le spese del giudizio che ha avviato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: impugnare un provvedimento giudiziario richiede un’attenta valutazione preventiva. Un ricorso inammissibile non è solo una sconfitta processuale, ma si trasforma in un costo economico tangibile. È fondamentale affidarsi a un professionista legale per valutare scrupolosamente i presupposti e le possibilità di successo di un’impugnazione, al fine di evitare non solo la conferma della decisione sfavorevole, ma anche l’aggiunta di ulteriori oneri finanziari. La decisione della Cassazione ribadisce che l’accesso alla giustizia deve essere esercitato in modo responsabile.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile?
In base al provvedimento, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria in questo caso specifico?
La Corte ha quantificato la sanzione in una somma ritenuta equa di tremila euro.

Perché oltre alle spese processuali viene applicata anche una sanzione pecuniaria?
La sanzione viene applicata perché non è possibile escludere profili di colpa in capo al ricorrente che ha presentato un’impugnazione inammissibile, in linea con i principi stabiliti dalla Corte Costituzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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